L’Opinione delle Liberà,
Edizione 131 del 17-06-2006
Ieri come oggi la Corte di Cassazione
fa calare il sipario su numerosi reclami
giudiziari
L’Italia è una repubblica basata sui
brogli
diverse testimonianze sulla festa del 2 giugno
di Sandra Giovanna Giacomazzi
Si
è sempre sentito parlare in modo vago e di
sfuggita dei presunti brogli elettorali durante il referendum che
avrebbe fatto
nascere la Repubblica italiana mandando la monarchia in esilio.
Però nelle
ultime due settimane l’occasione del sessantesimo anniversario della
Repubblica
ha ispirato e prodotto tantissime testimonianze: convegni trasmessi da
Radio
Parlamento, documentari televisivi, editoriali e approfondimenti sulle
pagine
culturali dei giornali, che hanno lasciato più il sospetto dei
brogli che non
la certezza della correttezza, non del tutto dissimili da quelli
odierni, da
farci chiedere se la festa del 2 giugno sia davvero un avvenimento da
celebrare. I monarchici attribuirono la loro sconfitta sia alle varie
scorrettezze nello svolgimento del referendum sia ai veri e propri
brogli
elettorali di cui ne citiamo solo alcuni. Secondo loro il referendum
sarebbe
stato indetto intenzionalmente senza attendere il rientro di molti
prigioneri
di guerra che si trovavano ancora all’estero. Lamentavano anche che la
Polizia
Ausiliaria avesse contribuito a creare un clima di violenza durante la
campagna
elettorale allo scopo di indebolire quella della monarchia.
Denunciavano come
inspiegabile l’improvvisa inversione di tendenza, dopo che i primi
risultati
pervenuti davano una netta prevalenza di voti a favore della monarchia,
e dopo
che lo stesso De Gaspari aveva anticipato la sconfitta dei repubblicani
al
ministro della Casa Reale.
Ieri come oggi i giudici della Corte di Cassazione fecero calare il
sipario sui
numerosi reclami giudiziari. Allora come adesso c’è stato un
problema di conti
che non tornavano e schede finite nella spazzatura. Pare che il numero
dei voti
registrati fosse molto superiore a quello dei possibili elettori.
Però
dall’altra parte si stima che circa tre milioni di voti andarono persi,
fra cui
le schede bianche e nulle che secondo le regole avrebbero dovuto far
parte del
quorum. Se i primi aggiuntivi fossero voti per la Repubblica e i
secondi
sottratti avessero potuto contribuire ad abbassare il quorum, l’agire
nei due
sensi avrebbe cambiato non solo il risultato del gioco, ma la storia
dell’Italia. Tanti guardano i membri di Casa Savoia con poca simpatia e
dicono:
meglio così. Ma chi sa come sarebbero oggi se fossero stati
allevati per
regnare e non obbligati all’esilio. Per lo meno non dovremmo subire
l’ingiuria
dei Presidenti della Repubblica che più che “superpartes” sono
“super di parte”
e, guarda caso, quasi sempre dell’altra parte.
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