Medioriente: Affari loro o affari nostri? (L'Opinione, 27 novembre 2002)
Uno dei tanti temi che Sergio Romano ha toccato durante un incontro la settimana scorsa all’Unione Industriale di Torino, è stata la questione della Turchia nell’Unione Europea. L’ambasciatore ha detto che non era tanto un problema geografico, che per lui l’Europa aveva dei confini molto malleabili in termini di morfologia. E neanche uno economico, visto il progresso che la Turchia ha fatto negli ultimi anni in questo campo. E neppure uno di democrazia, grazie ad un sistema democratico che esiste dai tempi di Ata Turk. I problemi che la Turchia deve risolvere prima della sua candidatura riguardando i diritti civili. Seguendo il filo della sua logica, gli è stata rivolta una domanda puramente ipotetica riferita ad Israele. Ipotetica perché, al di là del fatto che l’idea venga lanciata da un personaggio come Marco Pannella che spesso e volentieri fa delle proposte per il gusto della provocazione, pare che agli Israeliani non interessi proprio. Vedono con cattivo occhio gli Europei e la loro politica. Comunque Romano ha risposto che quando si considera un nuovo candidato lo si vuole coi minori problemi possibili: che Israele risolva prima i suoi problemi di guerra coi Palestinesi. È stata una risposta un po’ troppa sommaria per i miei gusti. Non sarà per quello che Pannella ha suggerito la sua candidatura: perché i problemi dell’esistenza e sopravvivenza d’Israele diventassero dei problemi propri per l’Europa? E non sarebbe anche giusto che lo diventassero, visto che qualche responsabilità ce l’ha l’Europa per lo stato delle cose? Avendo innanzi tutto deciso, con la sua coda di paglia per le nefandezze commesse sul continente, di crearlo lo stato d’Isaele? E col mandare tanti soldi ai Palestinesi senza domandarsi che fine fanno quei soldi? Tanto per menzionarne solo due.
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