L’Opinione delle
Libertà, Edizione 134 del 26-06-2007
Il nuovo libro di Dan Kurzman, il
primo giornalista che intervistò Karl Wolff,
il generale delle SS in Italia
Il complotto
segreto di Hitler per occupare il Vaticano
E’ uscito un
nuovo libro negli Stati Uniti che respinge e rovescia la teoria di
molti autori
che sostengono l’antisemitismo di Papa Pio XII
di Sandra Giovanna Giacomazzi
E’ uscito un
nuovo libro negli Stati Uniti che respinge e rovescia la teoria di
molti autori
che sostengono l’antisemitismo di Papa Pio XII. Il libro si intitola:
“A
Special Mission: Hitler’s Secret Plot to Seize the Vatican and Kidnap
Pope Pius
XII” (Una missione speciale: il complotto segreto di Hitler per
prendere il
Vaticano e rapire Papa Pio XII”).
Nel 1943, dopo la
sconfitta di Mussolini, Hitler temeva che il Papa avrebbe cercato di
riunire
gli italiani contro l’occupazione tedesca. Se durante la guerra il Papa
non si
permise di esprimersi in modo forte e chiaro contro Hitler, prima di
diventare
Papa, invece, lo aveva fatto e quindi Hitler era consapevole del suo
dissenso
intimo. Era il suo timore che con l’andamento della guerra che
cominciava ad
andare a sfavore dei nazisti, il Papa potesse diventare molto
più incline a
seguire i suoi veri sentimenti. Questo avrebbe potuto non solo
incoraggiare gli
italiani a ribellarsi, ma con il 40% dell’esercito tedesco di fede
cattolica,
avrebbe potuto avere un importante effetto morale su di loro. Per di
più,
Hitler voleva neutralizzare il Vaticano perché pensava che il
Papa avesse
aiutato il rovesciamento di Mussolini e temeva che i leader della
Chiesa
avrebbero denunciato la Soluzione Finale e l’imminente deportazione
degli ebrei
romani.
Questa la teoria
secondo il generale delle SS in Italia, Karl Wolff, colui che fu
incaricato a
compiere la missione. L’autore del libro, Dan Kurzman, ex
corrispondente del
“Washington Post”, era il primo giornalista ad intervistare il generale
quando
fu rilasciato dalla prigione nel 1971. Wolff avvertì il
pontefice del complotto
in un incontro segreto in Vaticano nel 1944. Però secondo
Kurzman il gesto di
Wolff non fu magnanimo. Anzi. Lo dipinge come un “opportunista di
successo” che
seppe guadagnare la fiducia di Hitler e del pontefice. Avendo capito
che la
marea della guerra era cambiata, Wolff e gli altri ufficiali tedeschi a
Roma
speravano che il gesto di salvare il Papa gli sarebbe tornato utile,
che
avrebbero potuto usare il Papa come intermediario per una pace
negoziata e una
campagna anglo-americano-tedesca contro i sovietici.
Uno potrebbe chiedersi come mai Kuzman ci ha messo tanto a scrivere
questo
libro. In tanto, nel frattempo di libri Kurzman ne ha scritti
tantissimi e
quindi è stato occupato anche a fare altro. Ma soprattutto, non
accontentandosi
della versione dei fatti secondo Wolff, passò anni intervistando
altre persone
che furono coinvolte nel complotto o che ne furono informate. Mettendo
tutte le
versioni a confronto arrivò alla conclusione che ciò che
aveva raccontato Wolff
era veritiero. Kuzman racconta con suspense una storia piena di
intrighi e
tradimenti descrivendo come Wolff e gli altri cospiratori ricattarono
il Papa a
rimanere in silenzio quando cominciarono a rastrellare gli ebrei,
sperando che
Hitler avrebbe annullato l’ordine. Kuzman descrive la posizione del
Papa come
un uomo intrappolato in un dilemma angosciante. Se avesse parlato, per
gli
ebrei non sarebbe cambiato niente, ma avrebbe potuto mettere a
repentaglio la
Chiesa e quindi anche le centinaia di migliaia di ebrei che la Chiesa
proteggeva nascondendoli nelle sue varie istituzioni sparse per Europa.
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