L’Opinione
delle Libertà, Edizione 167 del 03-08-2007
I misteri di Hillary, il candidato
più studiato e meno conosciuto d’America
Un
mito costruito a tavolino
Nella
sua autobiografia scritta nel 2003, Hillary Clinton
racconta una bellissima storia narrando il momento della sua decisione
di
scendere in campo ed entrare in politica in prima persona. Era durante
un
evento sportivo a Manhattan per atleti liceali. Il tema dell’incontro
era “Dare
to Compete”, “Osare competere”. Una giovane atleta l’avvicinò e
le sussurrò
nell’orecchio: “Osare a competere, signora Clinton, osare a competere”.
È stato
in quel preciso momento, secondo il suo racconto, che Hillary ha deciso
di
concorrere per il Senato nel 1999. L’aneddoto sarà anche vero ma
più che
rivelare, oscura le origini delle ambizioni politiche della Signora
Clinton.
E’ per
questo motivo che Don Van Natta, giornalista del “New York Times” e
Jeff
Gerth, ex giornalista dello stesso giornale, entrambi vincitori del
prestigioso
premio Pulitzer, hanno deciso di approfondire la conoscenza del suo
carattere
in un libro intitolato: “Her Way: The Hopes and Ambitions of Hillary
Rodham
Clinton”, “A modo suo: le speranze e le ambizioni di Hillary Rodham
Clinton.
Trovandola affascinante ma enigmatica. E che, appunto, la sua
autobiografia
“Living History”, “Vivendo la storia” aveva lasciato molte lacune,
hanno deciso
di scrivere un libro con la speranza di colmarle. Il loro approccio
è molto
diverso da quello di Carl Bernstein nel libro “A Woman in Charge: The
Life of
Hillary Rodham Clinton”, “Un donna al commando: la vita di Hillary
Rodham
Clinton” uscito praticamente in simultanea.
Il libro di Gerth e Van Natta attinge ad una miriade di
fonti e documenti precedentemente non disponibili ed è ricca di
aneddoti.
Dimostra come Clinton, come molte della sua generazione, ha temperato
l’idealismo della sua gioventù alle realtà dell’America
corporativa e alla
politica di serie A.
Il loro reportage si concentra più sulla reazione del pubblico a
Clinton che
sulle posizioni politiche di Clinton. Con la notevole eccezione della
sua
posizione sull’Iraq, il suo voto di supporto a George W. Bush per
l’invasione,
il suo appoggio verbale alla teoria del presupposto sostegno di Saddam
Hussein
ad Al Qaeda e i suoi tentativi successivi di re-inventarsi come un
candidato
presidenziale anti-guerra, ma senza rifiutare la sua posizione
precedente. Gli
autori descrivono la Signora Clinton come “un architetto meticoloso
della sua
persona” con “una devozione quasi scientifica alla creazione di se
stessa”. Di
fatto, ciò che permea l’opera di Gerth e Van Natta è come
Clinton si sia sempre
dedicata, e continua a dedicarsi, all’annebbiamento dei fatti per
meglio
corrispondere all’immagine che vuole proiettare di sé.
Così scopriamo che il
patto politico fra i due coniugi Clinton nacque ancora prima di quello
matrimoniale.
All’inizio degli anni Settanta Bill e Hillary avevano lavorato entrambi
per la
campagna presidenziale di George McGovern, osservando come il
radicalismo del
loro candidato avesse allontanato molti membri dell’establishment del
Partito
Democratico, aiutando a portare la vittoria di Nixon ad un margine del
23% del
voto popolare e alla conquista di 49 dei 50 stati. Solo il
Massachusetts andò a
McGovern. Incassata la clamorosa sconfitta di McGovern, avevano deciso
di
lavorare per fare diventare il Partito Democratico un partito
più centrista.
Insieme a quel patto per cambiare il partito ne fecero uno personale
che
prevedeva Bill all’Ufficio ovale entro vent’anni per un doppio mandato
seguito
da un doppio mandato per Hillary. Altroché l’incoraggiamento di
una liceale con
un bisbiglio nell’orecchio.
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