Italian Perspectives                                                              
by Sandra Giovanna Giacomazzi 

L’Opinione delle Libertà, Edizione 166 del 28-07-2006

Hezbollah sa di non poter vincere la guerra ma vuole sopravvivere mantenendo il supporto di Siria e Iran

La strategia del partito di Dio che attacca per non essere annientato

 di Sandra Giovanna Giacomazzi

 Per capire la posizione degli Hezbollah di oggi è importante ricordare alcuni fatti vitali spesso trascurati. In primo luogo, sebbene quasi tutti gli arabi mussulmani opposero la creazione dello Stato d’Israele, non tutti appoggiarono la creazione di uno Stato indipendente palestinese. In secondo luogo, la Siria continua a vedersi come quello che fu: una provincia dell’impero ottomano che includeva i territori che oggi sono Israele, Giordania, e Libano. In terzo luogo, la rivoluzione iraniana fece riemergere l’idea di un governo basato sulla religione e l’Hezbollah è un gruppo radicale shiita che nacque da quella rivoluzione.  

Ci sono delle profonde contraddizioni ideologiche fra Iran e Siria. Hezbollah ha potuto cavalcare le divisioni fra la laicità della Siria e la religiosità dell’Iran puntando su quattro fili conduttori comuni ad ambedue: la loro opposizione all’esistenza dello Stato di Israele, l’opposizione ai sunniti, una posizione ambigua riguardo ad uno stato palestinese indipendente e l’ostilità verso gli Stati Uniti per il suo appoggio ad Israele e più tardi anche a Yassar Arafat. Sono anni che gli Hezbollah si preparano a fare la guerra con Israele. Anni che ricevono armi e addestramento dai loro sponsor, l’Iran e la Siria, preparando fortificazioni sistematiche nel sud del Libano. Come mai hanno mosso le acque proprio ora? Di ragioni ne vediamo tre.

La prima: il ritiro della Siria dal Libano sotto la pressione degli Stati Uniti ha minato l’accordo che prevedeva che Israele lasciasse il Libano alla Siria che in cambio si impegnava a tenere sotto controllo gli Hezbollah. Ma quando Damasco ha dovuto ritirarsi dal Libano sono venuti a mancare i presupposti perché controllasse gli Hezbollah. La seconda ragione riguarda l’elezione di un governo controllato da Hamas nei territori palestinesi, un movimento sunnita ascendente che non lascia spazio né agli interessi siriani, né a quelli iraniani. La terza sono le tensioni fra sunniti e shiiti non solo in Iraq ma anche in Afghanistan e Pakistan, paesi in cui hanno creato una guerra transnazionale fra movimenti religiosi.

Così gli Herzbollah si sono trovati a dover agire in modo significativo in Libano, Israele e nel mondo islamico per non essere scavalcati da altri gruppi. Senza l’illusione di vincere, ma con quella di sopravvivere, guadagnandosi un posto ai tavoli palestinesi e libanesi e mantenendo il patrocinio della Siria e dell’Iran.


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