L’Opinione delle
Libertà, Edizione 166 del 28-07-2006
Hezbollah sa di
non poter vincere la guerra ma vuole sopravvivere mantenendo il
supporto di Siria e Iran
Ci sono
delle profonde contraddizioni ideologiche
fra Iran e Siria. Hezbollah ha potuto cavalcare le divisioni fra la
laicità della
Siria e la religiosità dell’Iran puntando su quattro fili
conduttori comuni ad
ambedue: la loro opposizione all’esistenza dello Stato di Israele,
l’opposizione ai sunniti, una posizione ambigua riguardo ad uno stato
palestinese indipendente e l’ostilità verso gli Stati Uniti per
il suo appoggio
ad Israele e più tardi anche a Yassar Arafat. Sono anni che gli
Hezbollah si
preparano a fare la guerra con Israele. Anni che ricevono armi e
addestramento
dai loro sponsor, l’Iran e la Siria, preparando fortificazioni
sistematiche nel
sud del Libano. Come mai hanno mosso le acque proprio ora? Di ragioni
ne
vediamo tre.
La prima: il ritiro della Siria dal Libano sotto la pressione degli
Stati Uniti
ha minato l’accordo che prevedeva che Israele lasciasse il Libano alla
Siria
che in cambio si impegnava a tenere sotto controllo gli Hezbollah. Ma
quando
Damasco ha dovuto ritirarsi dal Libano sono venuti a mancare i
presupposti
perché controllasse gli Hezbollah. La seconda ragione riguarda
l’elezione di un
governo controllato da Hamas nei territori palestinesi, un movimento
sunnita
ascendente che non lascia spazio né agli interessi siriani,
né a quelli
iraniani. La terza sono le tensioni fra sunniti e shiiti non solo in
Iraq ma
anche in Afghanistan e Pakistan, paesi in cui hanno creato una guerra
transnazionale fra movimenti religiosi.
Così
gli Herzbollah si sono trovati a dover agire
in modo significativo in Libano, Israele e nel mondo islamico per non
essere
scavalcati da altri gruppi. Senza l’illusione di vincere, ma con quella
di
sopravvivere, guadagnandosi un posto ai tavoli palestinesi e libanesi e
mantenendo il patrocinio della Siria e dell’Iran.
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