Italian Perspectives                                         
by Sandra Giovanna Giacomazzi 

Giustizia ingiusta, (L'Opinione, 10 dicembre 2002)

Luciana è una piccola commerciante con un piccolo negozio d’abbigliamento. Lavora sodo da anni e l’anno scorso decise di permettersi il lusso di una commessa per alleggerire un po’ il lavoro. Assunse Carlotta, una bella ragazza, in piena regola, a tempo pieno dal primo giorno del suo impiego. Dopo tre mesi Carlotta annunciò che era incinta e che aveva intenzione di avvalersi dei suoi diritti di maternità. Così Luciana si trovò a sopportare di nuovo tutto il peso del lavoro sulle proprie spalle, con l’aggravante di dover pagare uno stipendio ed i contributi ad una persona che non c’era. Con la crisi economica che incombe, oggi si trova in difficoltà a pagare tutte le sue spese: l’affitto del locale, la luce, le tasse varie, e anche i fornitori della merce che dovrebbe vendere. Ha chiesto al suo commercialista se non c’era qualche legge che le permettesse di svincolarsi dal rapporto con questa ragazza, giacché a malapena riesce a coprirsi le spese.

Il commercialista gli ha detto “Guai a te. Puoi non pagare i fornitori, l’affitto, qualunque cosa, ma se non paghi lei, potresti anche finire in galera. L’unico modo per toglierti il problema è chiudere il negozio o venderlo”. Ha poi saputo Luciana nel frattempo che Carlotta si era fatta assumere già sapendo che stava tentando di rimanere incinta. L’altro giorno Carlotta ha avuto la faccia tosta di andare a trovare Luciana in negozio, per raccontarle dei suoi guai economici ed altro. Si lamentava del costo delle visite dal pediatra e del fatto che gli immigrati invece non lo devono pagare. E del fatto che dovrà pagare un asilo nido privato perché in quelli pubblici hanno la precedenza i figli degli immigrati. Pur allibita da queste notizie, in qualche modo Luciana si è sentita vendicata da questo balletto di “chi la fa l’aspetti”, da queste leggi che con una mano danno e con l’altra prendono a danno di certi cittadini e a beneficio di altri, a volte neanche cittadini.



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