L’Opinione delle Libertà, Edizione 164 del 26-07-2006
Giuseppe Verdi e
le proteste dei “No-Suez”
di Sandra Giovanna Giacomazzi
Il teatro
Giuseppe Di Stefano di Trapani, dove si svolge ogni anno dal 1948 il
“Luglio
musicale trapanese”, è situato nel parco Villa Margherita nel
centro della
città a due isolati dal mare. La struttura è formata da
otto alberi di ficus
secolari, i cui rami a foliazione fitta e folta coprono la platea e il
palcoscenico creando un tetto naturale di vegetazione che lascia
intravedere la
luce della luna e percepire le brezze notturne del Tirreno. Pur essendo
all’aperto, gli spettatori sono accolti in comode poltrone da teatro.
Un’atmosfera unica, raccolta e accogliente. Il “Luglio musicale
trapanese” non
ha nulla da invidiare all’Arena di Verona o alle Terme di Caracalla
nemeno in
termini di programmazione. Quest’anno il cartellone prevedeva anche
“Aida”.
Prima di recarmi allo spettacolo ho letto un po’ di materiale storico
riguardo
l’opera di Verdi che “fu commissionata da Ismail Pascià,
vicerè d’Egitto, per
festeggiare l’apertura del Canale di Suez nel 1870 ma che fu invece
rappresentata l’anno seguente poiché la guerra franco-prussiana
ritardò la
fornitura degli scenari e dei costumi provenienti dalla Francia.
Sarà per deformazione politica e professionale ma quando ho
letto quelle parole
ho pensato, “la guerra franco-prussiana avrà posticipato
l’inaugurazione
dell’opera ma almeno a quei tempi non avevano a che fare coi no-Global
o con le
allegre combriccole che circondano Romano Prodi. Se no, addio Canale di
Suez e
addio anche ad una delle più popolari opere del grande Maestro.
Se ci fossero
stati loro sarebbe stato mandato in soffitta il Canale di Suez come
stanno
mandando in soffitta tutte le grandi opere previste dal governo
Berlusconi. La
commissione Ambiente del Senato ha già decretato la sospensione
temporanea dei
lavori del Mose di Venezia e nell’allegato al Dpef presentato dal
ministro
delle Infrastrutture, sulle opere pubbliche prioritarie non c’è
neanche un
accenno al Ponte sullo Stretto di Messina. E mentre il governo francese
dà il
via libera alla fusione tra Gaz de France e Suez, in Italia l’Authority
ci
promette per il prossimo trimestre aumenti del 4,2% e del 5,8% per gas
ed
elettricità. Grazie a tutti coloro che dicevano: “No, grazie”
durante gli anni
Settanta, affogando ogni progetto per impianti nucleari. Per non
parlare della
Tav che sarà l’ennesima gatta da pelare, come i finanziamenti
per
l’Afghanistan, con la maggioranza spaccata in due. Si capisce la
frustrazione
di Staino che, ironizzando sugli scontri nel governo e nella
maggioranza, si
lamenta di essere “Stufo di appoggiare Prodi per paura che torni
Berlusconi…” e
con nostalgia implora: “Meglio rimetterci Berlusconi e lottare per far
tornare
Prodi”.
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