L’Opinione delle Libertà, Edizione 137 del 29-06-2007
La campagna di Giuliani
“Democratici
deboli nella guerra al terrorismo”
Secondo Giuliani,
l’errore di Clinton fu di trattare l’attacco al World Trade Center come
un atto
criminale anziché un attacco terroristico. E che quest’errore ha
imbaldanzito i
terroristi a commettere altri atti come quelli al complesso
residenziale Khobar
Towers in Saudi Arabia, alle due ambasciate in Kenya e Tanzania e
all’USS Cole
ormeggiata nello Yemen. “Osama Bin Laden ci ha fatto una dichiarazione
di
guerra e non l’abbiamo sentito”.
Giuliani dice tutto ciò con il senno del poi, precisando di non
voler dare la
colpa a nessuno per le decisioni prese prima dell’undici settembre, ma
a quelli
che, dopo quella data, continuano a non percepire il messaggio.
Critica,
invece, e senza mezzi termini, i Democratici che abbandonerebbero Iraq
dando
addirittura ai terroristi un “calendario per il ritiro”, accusandoli di
debolezza
e ingenuità.
Parlando
ad una
comunità ebraica nel Maryland, il candidato repubblicano per la
Casa Bianca ha
citato il conflitto in corso fra le fazioni palestinesi Hamas e Fatah:
“quello
che è successo a Gaza è un microcosmo di quello che
potrebbe succedere a
Baghdad, col rischio poi di infiammare tutta la regione”. E così
ha ribadito il
suo impegno in Iraq respingendo ogni forma di ritiro o riduzione delle
truppe:
“Se le forze statunitensi dovessero ritirarsi dall’Iraq, il paese
esploderebbe
com’è esplosa Gaza dopo il ritiro israeliano”.
Tutto
ciò mentre
a tarda sera nel Senato, Richard Lugar, senatore repubblicano
dell’Indiana, ha
tenuto un discorso di ben 45 minuti, rompendo i ranghi repubblicani con
l’amministrazione Bush, suggerendo un ridimensionamento dell’impegno
militare
in Iraq. Lugar, uno dei repubblicani
con più anzianità nel Senato ed ex presidente della
commissione di relazioni
estere, ha dichiarato che, poiché la strategia in Iraq non sta
funzionando, gli
Stati Uniti dovrebbero ridurre il numero delle truppe ingaggiate. “E’
la mia
opinione che i costi e i rischi a continuare su questo sentiero
superano i
benefici potenziali che potremo raggiungere. Persistere
indefinitivamente con
la strategia del “surge”, o incremento, serve solo a rimandare le
politiche di
aggiustamento che avranno una possibilità maggiore di proteggere
i nostri
interessi vitali nel lungo termine”.
Una valutazione
così schietta è stata una vera sorpresa, anche se la sua
posizione al riguardo
era già nota, Aveva anche scritto una lettera a Bush nel mese di
gennaio
esprimendo i suoi dubbi. Però, secondo il portavoce di Lugar,
Andy Fisher, il
senatore ci teneva ad esprimere la sua preoccupazione pubblicamente
prima della
revisione che Bush farà a settembre. La maggioranza dei
repubblicani, invece,
sono disposti ad aspettare fino a settembre per vedere se sta
funzionando o no
l’incremento delle truppe ordinato da Bush recentemente.
Pochi hanno divaricato dalla politica
dell’amministrazione Bush, chiesto un cambiamento in Iraq o abbracciato
la
proposta dei democratici di fissare una data specifica per il ritiro.
Secondo
alcuni, però, la critica di Lugar potrebbe offrire una copertura
politica per
altri repubblicani che volessero sfidare la politica di Bush in Iraq.
Giuliani ha
sempre riconosciuto che fra lui e gli altri candidati repubblicani,
c’era poca
differenza nelle loro posizioni riguardo al terrorismo e la politica da
seguire
nel Medioriente, che era la sua esperienze di sindaco di New York a
fornirgli
una carta di preparazione in più per affrontare le
responsabilità
presidenziali. Dopo l’effetto Lugar, vedremo se sarà ancora
così.
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