Italian Perspectives                                                              
by Sandra Giovanna Giacomazzi 

L’Opinione delle Libertà, Edizione 210 del 03-10-2006

Giornalisti in sciopero durante la bufera di Telecom e finanziaria

 di Sandra Giovanna Giacomazzi

Peccheremo pensando che gli scioperi dei giornalisti dimostrano una certa arte del perfect-timing, ma azzeccheremo costatando che così facendo riescono sempre nel loro scopo di oscurare ogni notizia che rischi di esaltare lo statesmanship dell’ex premier Berlusconi e di mettere in evidenza la mancanza di questa qualità nell’attuale premier Prodi.

 Vi ricordate lo splendido discorso di Berlusconi del novembre scorso per la Festa Nazionale della Libertà, indetta dal governo per celebrare la caduta del Muro di Berlino, la fine del totalitarismo di stile comunista e la memoria delle decine di milioni di persone che ne furono vittime? Chi legge questo giornale, o Libero, o Il Giornale o un paio di altri giornali è stato informato. Chi invece legge La Repubblica, Il Corriere, La Stampa o numerosi altri giornali nazionali, l’evento gli sarà sfuggito perché in quell’occasione i giornalisti della carta stampata e della televisione fecero una cosa inedita: scioperarono in simultanea. Mentre ogni momento è buono per ricordare gli orrori e le vittime del fascismo, per non ricordare il totalitarismo comunista, che durò molto più a lungo procurando molte più vittime, staccarono la spina e fermarono le rotative all’unisono.

Ricordate come, grazie a Berlusconi, nel maggio del 2002 alla riunione annuale dei capi di Stato della Nato a Pratica di Mare, una delle sedie intorno al tavolo era riservata a Putin, cosa di un significato storico, visto che la Nato fu creata proprio per contenere l’espansione dell’ex Stato nemico di cui Putin diventò il leader? Anche allora, scioperando, fecero il possibile per nascondere la notizia, dare meno rilievo all’evento, farlo passare possibilmente inosservato.

 Oggi è lo stesso al rovescio. Imbarazzati dallo spettacolo di Prodi in Parlamento che, dopo il “siamo mica matti che io vada in Parlamento”, avrebbe dovuto dire qualcosa al Parlamento e al Paese riguardo a ciò che sapeva o che non sapeva degli affari di Telecom, anziché elogiarsi per la sua carriera all’Iri. Imbarazzati per aver appoggiato un governo che raccontava consapevolmente bugie quando prometteva che non avrebbe messo le mani nelle tasche dei cittadini, se non ai più ricchi, e adesso invece rivela che “stratasserà” tutti. Non sapendo cosa dire ai loro lettori, si sono concessi un paio di giorni di riflessione.

 Per quanto ci riguarda, che scioperino pure. Così seminano meno odio nei cuori e stordiscono meno le menti dei loro lettori. Anzi, dovrebbero imparare a scioperare all’anglosassone, in modo serio, ad oltranza. Così, magari, i loro lettori, a digiuno di notizie, sarebbero persuasi a comprare qualche altro giornale, e scoprirebbero che il pensiero non è unico.


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