L’Opinione delle
Libertà, Edizione 159 del 25-07-2007
Il generale iracheno George Sada aveva
documentato il trasferimento delle armi
chimiche irachene in Siria
Il libro
invisibile sulle armi di Saddam
di Sandra Giovanna Giacomazzi
Durante
la
maratona notturna al Senato degli Stati Uniti la settimana scorsa i
democratici
hanno cantato tanti dei soliti ritornelli per argomentare la loro
volontà di
iniziare un ritiro delle truppe dall’Iraq: “è una guerra
sbagliata”, “non
avremmo mai dovuto andarci”, “il surge non sta funzionando”, “non ci
vogliono
neanche gli iracheni”, “siamo in mezzo ad una guerra civile”, “stiamo
esaurendo
i nostri mezzi umani” e così via all’infinito. Ad ogni
obbiezione dei
democratici, i repubblicani hanno risposto in modo esauriente. Tranne
ad una:
ogni volta che i democratici accusavano l’amministrazione Bush di aver
ingannato gli americani riguardo alla presenza di armi di distruzione
di massa,
nessun Senatore Repubblicano ha obbiettato o risposto in nessuna
maniera.
Prima di entrare in
guerra in Iraq, per eliminare il regime di Saddam Hussein,
quasi tutti credevano che il dittatore possedesse armi di distruzione
di massa.
Oggi quasi nessuno crede che ci fossero queste armi prima della guerra.
Negli
Stati Uniti pare che i democratici e i repubblicani, i media e la
comunità
degli intellettuali siano tutti d’accordo su questo punto. Alcuni
accusano
l’amministrazione Bush di aver usato informazione falsa di proposito
come
pretesto per giustificare la guerra. L’amministrazione Bush nega di
averlo
fatto di proposito, ma ammette di aver sbagliato.
Ma un libro, intitolato “Saddam’s Secret” di George Sada racconta in
modo
dettagliato la fine che hanno fatto le famigerate armi di distruzione
di massa
di Saddam Hussein che non sono mai state trovate. Un libro che è
stato quasi
totalmente ignorato dalla stampa statunitense e internazionale. Secondo
l’autore George Sada, ex generale del regime di Saddam Hussein e
vicecomandante
dell’aviazione irachena, le armi chimiche furono trasferite in Siria
quando
l’invasione della coalizione sembrava imminente. Saddam ordinò
la conversione
di due aerei di linea dell’Iraqi Airways in aerei cargo, facendo
smontare i
sedili dei passeggeri per trasportare una parte del suo arsenale in
Siria.
L’altra parte fu trasportata via terra. Approfittando di un incidente
avvenuto
ad una diga in Siria, gli aerei che facevano più viaggi avanti e
indietro
trasportando le armi chimiche, erano spacciati per aiuti umanitari per
alleviare i disagi causati dal disastro.
Eppure non è
stato Sada a inventare la Siria come magazzino delle armi di
Saddam Hussein. L’ispettore ONU David Kay e anche altri ispettori
avevano
sempre detto che la Siria era il deposito delle armi di distruzione di
massa di
Saddam Hussein. Nel 2003, il generale James Clapper dichiarò che
armi di questo
tipo erano state trasportate in camion nella Siria. Nel 2004, Re
Abdallah di
Giordania dichiarò che le 20 tonnellate di armi chimiche trovate
ad Amman e
appartenenti a terroristi di al-Qaeda furono prodotte in Iraq. John
Loftus, ex
funzionario del Dipartimento della Giustizia degli Stati Uniti e Moshe
Yaalon,
generale israeliano, hanno anche detto che esistettero significativi
depositi
di armi irachene sepolte in territorio siriano. E sono solo alcuni.
L’unica
spiegazione che riesco a darmi per il silenzio dell’amministrazione
Bush è che
il riconoscimento della presenza delle armi in Siria obbligherebbe gli
Stati
Uniti ad agire contro Damasco, aprendo un vaso di Pandora infinito che
preferisce evitare. Ma anche se questo potrebbe spiegare
l’autolesionismo
dell’amministrazione Bush, non spiega il silenzio della stampa.
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