L’Opinione delle Libertà, Edizione 146
del 15-07-2008
Furbizie dei candidati
“Flip flopping” l’arte di cambiare
idea senza spiegazioni
di Sandra Giovanna Giacomazzi
La settimana scorsa il Senato degli Stati Uniti ha votato a favore
della nuova legge sulle intercettazioni telefoniche ampliando i diritti
e poteri dell’intelligence governativa in materia di sorveglianza
elettronica anti-terrorismo e immunità per le compagnie
telefoniche che forniscono le registrazioni. Il candidato Democratico e
senatore dell’Illinois, Barack Obama, ha votato a favore della legge
rovesciando le sue precedenti posizioni riguardo a questa materia. Una
settimana prima aveva espresso un altro cambiamento d’opinione,
rispetto al ritiro delle truppe dall’Iraq, avendo riconosciuto che le
cose stanno, effettivamente, andando meglio in seguito al “surge”. I
Repubblicani, naturalmente, non perdono l’opportunità di
tacciarlo di “flip-flopping”, il cambiare improvvisamente idea. Persino
i sondaggi indicano che Obama è percepito come uno che ha
cambiato le sue posizioni anche su altri argomenti come il diritto a
portare armi e il finanziamento pubblico. E’ una buona notizia per
McCain? Non necessariamente. Gli stessi sondaggi rivelano che pure
McCain è riconosciuto come uno che ha cambiato idea su molti
proposti: l’immigrazione, il trivellare per il petrolio off-shore, e le
tasse. Il sessanta percento dell’elettorato percepisce entrambi i
candidati come “flip-floppers”. Gli italiani hanno imparato il termine,
“flip-flopper” durante le elezioni del 2004 quando George W. Bush
formulò questa accusa contro il suo rivale, John Kerry. E il
soprannome è diventato famoso. A quei tempi l’opinione pubblica
percepiva Kerry come un politico dalle idee poco chiare e Bush come un
uomo risoluto. Ma c’è una linea fine che divide la risolutezza
dalla testardaggine, e ci sono molti che credono che cambiare idea non
sia necessariamente una qualità negativa: può essere
indice di flessibilità mentale.
giogia@giogia.com Ritornare alla lista