Sbagliando Fini non impara (L’Opinione
della Libertà, 18 ottobre 2003)
Sbagliando si impara. Almeno così si dice. Temo invece
che l’onorevole Fini non abbia imparato dai suoi errori del passato.
Lo dimostra non solo l’ingratitudine che esprime verso colui al quale deve
tutto. Gli errori suoi devono essere come le disgrazie. Non c’è
due senza tre. Così ancora una volta vede gli alberi, ma dimentica
la foresta. Cerca di farsi grande con le piccole manovre di tattica,
e diventa invece un uomo piccolo dimenticando la grande strategia.
Nel 1996, dopo il governo ribaltone di Dini, mandò a monte il tentativo
di fare un governo istituzionale presieduto da Maccanico che avrebbe cercato
una maggioranza con Berlusconi e D’Alema, e con Casini, Buttiglione, e Fini
in seconda fila. Il famoso inciucio che serviva a bloccare la deriva
giustizialista. Un governo tecnico per fare le riforme, quella costituzionale,
quella della giustizia e quelle stesse che si ritenta di fare ora, essendo
D’Alema allora in favore della riforma delle pensioni e in duro contrasto
con Cofferati.
Alla fine della legislatura 94-99 si sarebbe andati alle urne in un clima
rasserenato e ci si sarebbe di nuovo divisi in due poli. Se Berlusconi
e D’Alema avessero fatto le riforme insieme si avrebbero legittimati a vicenda
e non ci sarebbe stato questo clima avvelenato. Si bloccava anche la persecuzione
giudiziaria contro Berlusconi e vivremmo in un paese molto migliore.
Invece Fini ha fatto fallire il progetto dichiarando con ottuso ottimismo
che alle elezioni era meglio andare subito, che le riforme le avremmo fatte
poi noi. Calcolo errato poiché per cambiare la costituzione
ci vogliono i due terzi dei voti.
In tanto le elezioni neanche le abbiamo vinte perché lui non ha saputo
fare patto di desistenza con Rauti. Risultato: Non solo ci ha
regalato 5 anni di governi Prodi-Bertinotti-Pecoraro-Cossutta-D'Alema-Amato
e la guerra civile strisciante ancora in corso. Ma Prodi-Rutelli-Pecoraro-Bindi-Fassino
e compagnia brutta non sarebbero esistiti e nel 99 avremmo avuto le elezioni
con un centrodestra normale, senza bisogno della Lega, e una sinistra riformista
europea.
Ma la prima lezione non gli è bastata. Glie n’è servita
una seconda. Alle precedenti elezioni europee, nel giugno 1999 ebbe
la bella pensata di fare lista con quel fallito di Segni ottenendo il più
basso risultato elettorale da quando esiste AN.
Purtroppo neanche la seconda lezione gli è stata sufficiente.
Tira fuori un’iniziativa scottante senza neanche consultarsi prima coi suoi
alleati. Come se l’autunno caldo avesse bisogno d’altra legna sul fuoco.
In più di 50 anni di repubblica, mai una volta gli italiani hanno
avuto la soddisfazione di vedere il risultato del loro voto portato a buon
fine per un’intera legislatura. Se neanche questa volta succede, forse
non sarà colpa di Bossi, come tanti temevano, ma di un Fini pieno
di complessi che vuole emanciparsi da quel Berlusconi che lo ha tolto dal
ghetto. Lo si può anche capire. Solo che lo fa male, con
colpi bassi e obliqui controproducenti per la coalizione e che fanno godere
solo gli avversari.
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