Informazione e “falsi” d’autore (L'Opinione, 29 ottobre 2002)
In risposta alle critiche di Cristina Missiroli sul sopruso dei titoli, vi racconto un piccolo episodio in merito. L’anno scorso in occasione della mia prima esperienza come docente in una scuola pubblica italiana, con un’autogestione il cui contenuto era di stampo decisamente anti-americano, ho scritto un articolo e l’ho mandato ad un giornale che ha una redazione locale a Torino. Mi hanno telefonato dicendo che non volevano pubblicarlo così come articolo mio, ma come intervista e mi hanno chiesto una foto. Così mi sono trovata sulla prima pagina della sezione di Torino: Nei grandi titoli e nei sottotitoli c’erano virgolettate approssimazioni di ciò che avevo scritto, che erano, più che altro, distorsioni del mio tono ed intento. In compenso nel corpo dell’articolo scritto dal giornalista, ho trovato le mie parole precise messe giù senza virgolette come se fossero le sue. Mi dicono tutti che è cosa normalissima. Sarà così, ma vi assicuro che nel mio Paese (USA) e nella stampa anglosassone, fenomeni come questi hanno nomi precisi: falsario e plagio. Quando cose simili succedono ad un’illustre sconosciutissima come me, non muore nessuno. Ma quando queste scorrettezze diventate consuetudini capovolgono l’intenzione delle persone che ci governano mettendo il mondo politico in un putiferio di parapiglia e polemica, la cosa ci riguarda tutti.
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