Italian Perspectives                                     
by Sandra Giovanna Giacomazzi 

La guerra non è un video gioco.

Nei vecchi tempi dell’altro ieri ci volevano settimane per ricevere una corrispondenza dall’estero.  Poi nacque il fax, e ci sembrava un miracolo mandare un documento dall’altra parte del mondo nel tempo di una telefonata e il passaggio di un foglio in un apparecchio custodito in casa.  Ancora dopo, il Pentagon, attraverso l’interessamento di Al Gore, permise che l’internet diventasse di dominio pubblico a portata di mano di tutto il pianeta.  Non ci è voluto molto perché da questo nuovo network chiamato web e la posta elettronica pretendessimo l’immediatezza delle comunicazioni come chi schiocca il dito e esige la magia.  In effetti magia lo è.  Ma neanche quella ci soddisfa.  A chi conosce l’ADSL sembra dover sopportare un ritorno all’epoca medievale se gli tocca usare un sistema dial-up.  E per chi conosce la velocità della fibra ottica, con l’ADSL pare dover soffrire tempi interminabile e un passo indietro intollerabile.

Anche le guerre una volta duravano tanto, dei decenni, poi degli anni, oggi invece per mesi o settimane.  L’ultima Guerra del Golfo durò un mese e mezzo.  Quella in Kosovo poco più di due.  Questa, pare che stia già concludendo in poco più di un mese.  Un paio di settimane fa sembrava che potesse tirare “all’infinito” e tutti puntavano il dito contro il Pentagono che aveva “sbagliato tutto” promettendo una “guerra lampo”.   Dal momento che ebbe inizio, si è discusso ossessivamente della durata di questa guerra.  Come se i mezzi pesanti e i soldati potessero occupare un Paese grande e grosso con il click di un mouse.  Come se non bisognasse tener conto dei mille imprevisti di cui per forze di cose una guerra è piena.  Qualcuno dovrebbe informare l’opinione pubblica, ma anche i giornalisti, che la guerra non è un video gioco.

Anche chi ora pretende elezioni democratiche immediate in Iraq fa ragionamenti virtuali e non reali.  Il piano americano di rimettere in moto i servizi essenziali entro 90 giorni, e passare ad un governo ad interim iracheno per arrivare entro due anni a libere elezioni, sembra, appunto, il piano di chi ha i piedi per terra e non le mani sul telecomando della play station.



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