Italian
Perspectives
by Sandra Giovanna
Giacomazzi
L’Opinione delle Libertà, Edizione 236 del 04-11-2008
Origini agricole dell’election day e
sua trasformazione nella società hi-tech
Perché proprio il martedì
di Sandra Giovanna Giacomazzi
Oggi negli Usa è Election Day. Negli Stati Uniti non sorge mai
alcun dubbio sulla data delle elezioni: si svolgono in anni pari, il
martedì dopo il primo lunedì di novembre. Non è
una data stabilita dalla Costituzione, ma da tre leggi del Congresso
varate a partire dal 1845. Ma perché decisero per novembre,
perché di martedì, e perché quello dopo il primo
lunedì?
Quando la legge fu varata, gli Stati Uniti non erano ancora la
società mobile e tecnologicamente avanzata che conosciamo oggi.
Nel 1845 la società americana era prevalentemente agricola. I
legislatori, quindi, pensarono che novembre fosse il mese più
conveniente per i contadini e per i lavoratori rurali per recarsi alle
urne. In primavera erano impegnati nella semina e in estate nel curare
i campi e le piantagioni. A novembre la vendemmia e le raccolte
autunnali erano già terminate. Il tempo era ancora abbastanza
mite da permettere ai cittadini di spostarsi sulle strade che sarebbero
state poco agibili durante i duri mesi d’inverno. Quindi la scelta del
mese fu per motivi economici e logistici.
La scelta del giorno, invece, fu per motivi religiosi. La maggior parte
dei residenti rurali doveva percorrere una distanza notevole per
recarsi alle urne. Lunedì non era considerato un giorno
ragionevole perché molti avrebbero dovuto cominciare il loro
viaggio di domenica. Questo avrebbe interferito con le cerimonie
religiose domenicali. Scelsero, poi, il martedì dopo il primo
lunedì per evitare che il giorno delle elezioni cadesse nel
primo giorno di novembre, come gesto di riguardo verso una minoranza
religiosa, ossia verso i cattolici che celebrano il giorno
d’Ognissanti.
Oggi, però, la maggior parte degli americani non vive più
nelle fattorie e i supermercati non rispettano la sacralità
della domenica. Quindi perché continuare con una tradizione che
non ha più motivo d’esistere?
Tutto sommato la scelta di novembre non dispiace. Le vacanze estive
sono solo un ricordo, i giovani sono tornati a scuola e manca ancora
qualche settimana alla festa nazionale del Thanksgiving. La data si
distanzia alla perfezione da quella fatidica del 15 aprile, la scadenza
per le tasse. A sei mesi di distanza è passato abbastanza tempo
per aver dimenticato la stangata ed è troppo presto per
preoccuparsi di quella nuova.
La scelta del martedì, invece, trova dissenso, tant’è
vero che coloro che vorrebbero cambiarla hanno creato un sito che si
chiama www.whytuesday.org. C’è chi incolpa la scelta del
martedì, giornata lavorativa, per le basse percentuali di
partecipazione al voto, avendo osservato che la maggior parte delle
altre nazioni vota di domenica.
Ma i singoli stati hanno già trovato da tempo due soluzioni
alternative al problema del martedì: si chiamano “early voting”
(votare in anticipo) e “absentee voting” (votare per posta). Ogni stato
decide se permettere questi due modi di facilitare il voto per i
cittadini. Uno stato può anche decidere se si può
usufruire di questi servizi per pura convenienza e libera scelta, e in
quel caso si chiama “no-excuse”, o se si deve dimostrare di avere
un’effettiva esigenza per poterne usufruire come l’essere residenti
all’estero, o non essere nel proprio distretto elettorale il giorno
delle elezioni. Solo quattro stati non permettono di votare in
anticipo, né per posta. Quest’anno i media americani ed esteri
stanno prestando molto più attenzione all“early voting”, come se
fosse un fenomeno nuovo, spinto dalla campagna di Obama per
incoraggiare più persone ad andare a votare, e dando per
scontato che sarà lui il beneficiario del voto anticipato.
Secondo i sondaggi Gallup, invece, benché si riveli un vantaggio
per Obama, fra coloro che hanno votato in anticipo, i numeri non si
scostano dai sondaggi di preferenza in generale.
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