L’Opinione delle Libertà, Edizione 26 del 07-02-2008
Le sorprese delle primarie
“Non è finita...
finché non è finita”
Avevamo detto “it
ain’t over, till it’s over”, non è finita finché è
finita e in effetti: It
ain’t over, per niente! Oramai hanno votato il 60% dell’elettorato
americano,
31 dei 50 stati e ancora non abbiamo una chiara indicazione di chi
potrebbero
essere i candidati finali di entrambi i partiti che concorreranno nelle
elezioni presidenziali nazionali a novembre. I commentatori e i
“pundits” non
vogliono capire che queste elezioni non seguono le regole del passato.
Farebbero meglio a non fare previsioni e imparare ad ascoltare i
candidati con
le orecchie degli elettori.
La settimana
scorsa già i dibattiti preparativi al “Super Tuesday” non sono
andati come
avevano previsto. A quello dei Democratici, a Los Angeles, nel famoso
Kodak
Theatre dove si svolgono le premiazioni per gli Oscar, tutti pensavano
di
vedere la Senatrice di New York, Hillary Clinton, e il Senatore
dell’Illinois,
Barack Obama, scannarsi vicendevolmente. Invece, come abbiamo visto,
sembravano
due innamorati e tutti hanno iniziato a parlare di un “Dream Ticket”,
con uno
di loro candidato come il vice dell’altro. Che la Clinton possa
beneficiare di
Obama al suo fianco è evidente; non lo è affatto nel
senso contrario. Ma adesso
che hanno spaccato i risultati a metà con entrambi vincitori,
potremmo
cominciare a vedere delle sparatorie scintillanti.
Al dibattito dei
Repubblicani svoltosi nella spettacolare Reagan Library in Simi Valley,
con il
vecchio Air Force One in sottofondo, i commentatori hanno sbagliato
ugualmente.
Innanzitutto dando per scontato che ormai si trattasse di un “two-men
race”,
una gara a due fra il senatore dell’Arizona, John McCain, e l’ex
governatore
del Massachussetts, Mitt Romney. I giornalisti hanno praticamente
escluso l’ex
governatore dell’Arkansas, Mike Huckabee e il deputato texano Ron Paul
dalle
loro domande. Quello che non ci si aspettava di vedere, durante quel
dibattito,
erano i missili volati fra McCain e Romney, con McCain che giocava la
parte
dell’aggressore e Romney che cercava di difendersi. Il tutto puntato su
un
battibecco inutilmente puntiglioso sul calendario delle posizioni di
Romney
riguardo all’intervento in Iraq.
Ma la vera
sorpresa di Super Tuesday sono le vittorie di Huckabee, ma questo solo
per
coloro che non lo osservano da vicino da molto tempo. I mass media,
particolarmente quelli europei, raccontano solo del suo essere un
predicatore
battista, non rendendosi conto del suo spessore politico. Non
c’è dibattito che
non abbia vinto. E’ un conservatore, ma compassionevole, flessibile
senza
essere liberal e il suo record come governatore ne è testimone.
Dimostra di
conoscere e saper ben articolare le complessità dei problemi
economici,
dell’immigrazione, e della politica estera. E’ stato vittima della
pubblicità
negativa pagata col ricco portafoglio di Mitt Romney tanto quanto
McCain, ma sa
farlo presente senza dimostrare rancore, anzi ridendoci sopra e facendo
ridere.
Il suo senso di umorismo e auto-ironia sono pervasivi. Persino quando
finalmente gli hanno dato la parola e ha detto bonariamente con una
metafora da
baseball “Non sono venuto qui per fare da arbitro fra questi due
(McCain e
Romney) ma per aver un’opportunità di prendere la mazza in mano
qualche volta
anche io!” Anche quando si lamenta è un gran simpaticone.
Finalmente tutti
dovranno prestargli un po’ d’attenzione. Ha la stoffa per attrarre il
voto
anche da qualche ateo devoto!
giogia@giogia.com Ritornare alla lista