Italian Perspectives                                                
by Sandra Giovanna Giacomazzi 

I disfattisti   (L’Opinione della Libertà, 22 ottobre 2003)

In questo mondo c’è chi disfa e c’è chi fa.  C’è chi ama alzare il braccio per puntare il dito a tutti i problemi della società, e c’è invece chi preferisce alzarlo per rimboccarsi le maniche e trovare soluzioni. 

L’altro giorno nella Provincia di Torino un ennesimo esempio.  Adesso che non è più l’Avvocato o la sua famiglia a mettere l’alto là alla metropolitana, in nome della vendita di tante macchine utilitarie inquinanti ed ingombranti.  Adesso che in teoria non ci sono più i comunisti e quindi non bisogna più tener conto della loro visione del metro come sistema di trasporto capitalista contro il tram, sistema proletario.  (Così mi l’hanno raccontato per quanto io stentassi a credere!)  Sconfitti questi interessi di famiglia e d’industria e i pregiudizi ideologici, ci mancava la mostra di muscoli della Mercedes (Bresso) travestita da santone dell’ambiente.  Così se Rosta continuerà ad insistere a voler la sua stazione di metro, “loro”, cioé la presidentessa della Provincia e compagnia bella diessina, dichiareranno “esondabile” il terreno.  Pare, invece che l’intenzione sarebbe di fare la stazione parallela a quella della ferrovia, e quindi la zona sarebbe esondabile per la metro non più che per il treno.s
 
Ma non c’è da sorprendersi.  Così fanno sempre.  Riconoscono il problema dell’inquinamento, dell’affollamento, del parcheggio, ma non vogliono la metropolitana.  Promuovano prodotti biologici perché sono di moda, pardon, ecologically correct, ma non tengono conto del rendimento ridotto delle coltivazioni fatte con sistemi organici.  Parlano dei popoli affamati nel mondo ed ululano contro i pesticidi che ci avvelenano e i fertilizzanti che contaminano la terra e le acque, ma non vogliono capire che si potrebbe prendere i 3 piccioni, pesticidi, fertilizzanti, e gente affamata con una fava: gli OGM. Ma no, non vanno bene.  Potrebbero far guadagnare qualche quattrino a quei mostri multi-nazionali.  Che dopo aver investito tanto tempo, talento, e denaro in ricerca qualche tornaconto potrebbero pure aspettarselo, non ci pensano.  Come le armi usate per liberare i popoli oppressi.  Anche quelle non vanno bene perché secondo loro servono solo per far fare un profitto a qualche industria bellica.  Sembra che nessuno gli abbia insegnato il principio d’incentivo o la mano invisibile di Adam Smith, che guida i singoli interessi a compiere atti che portano a risultati che servono agli interessi collettivi.  Per il pensiero unico, il miglior modo per sfamare i poveri e liberare gli oppressi è istituire tanti centri studi, organizzare tanti convegni, raccogliere tanti soldi, e fargli sparire per le tante vie della multi-lateralità.



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