Italian Perspectives                                     
by Sandra Giovanna Giacomazzi 

L’Università, la guerra e le circolari politicamente improprie (Sull’Opinione, 27 marzo 2003)

Vorrei denunciare due documenti che forse saranno legali ma che trovo politicamente improprie.  Il primo proviene dalla Facoltà di Scienze Politiche all’Università di Torino. “A tutti i docenti della facoltà:  Si invia la mozione approvata all'unanimità dal C.d.F. allargato del 20 marzo 2003 e su richiesta del Preside si invitano i docenti a leggerla agli studenti in aula prima dell'inizio delle lezioni. Cordiali saluti, Facoltà di Scienze Politiche, Università di Torino.  Comunicato Stampa:  Il Consiglio di Facoltà di Scienze Politiche dell’Università di Torino, riunito in data odierna (20 marzo 2003), ha sospeso i propri lavori per 30 minuti, e ha approvato alla unanimità il seguente documento: Il Consiglio di Facoltà di Scienze Politiche, di fronte alla grave situazione che vede l’intervento militare contro l’Irak da parte di un gruppo di Stati con a capo gli USA, in aperta violazione del diritto internazionale e dei principi dell’ONU, esprime la convinzione che l’illegalità di quest’atto avvii una drammatica stagione di conflitti, di guerre e di azioni terroristiche.”

Può essere comprensibile che una Facoltà di Scienze politiche esprima un suo punto di vista "giuridico" sulla dinamica delle relazioni internazionali.  Però la discussione “scientifica” sulla sufficienza della risoluzione ONU già approvata da tutti i membri del Consiglio di Sicurezza a novembre è aperta e ci sono opinioni diverse e piuttosto divaricate al riguardo.  Inoltre come si può decidere a maggioranza su un’opinione scientifica?  La maggioranza potrebbe anche aver torto.

Se invece non si tratta di una discussione scientifica, allora è una presa di posizione politica e appare del tutto improprio che un Consiglio di Facoltà si metta a fare politica.  Mi chiedo se un simile gesto sia sanzionabile sul piano giuridico?  In ogni modo io credo che abbiano compiuto un gesto "improprio" e come tale lo denuncio.  I docenti dovrebbero, uti sinuli, fornire ai propri studenti gli strumenti intellettuali per orientarsi.  Non credo che il Consiglio di Facoltà come tale sia competente per prese di posizione politiche, a meno che riguardano la politica universitaria.

L’altro documento proviene dall’Assessore al sistema educativo e formativo della Provincia di Torino, Gianni Oliva, anche se non porta la sua firma. “Appello al mondo della scuola: Quando inizieranno i bombardamenti su Badhdad, la scuola deve fermarsi.  In un momento così drammatico, i tanti percorsi formativi sviluppati attorno ai valori della pace, della legalità della tolleranza, del rispetto tra le culture devono tradursi in un atteggiamento consapevole, riflessivo, coerente:  servono dibattiti, interventi di esperti, letture di giornali, testimonianze, discussioni di classe e di istituto, perché la guerra e il terrorismo si trasformino in occasione di confronto e di maturazione.  Se la scuola proseguisse indifferente nella sua quotidianità, abdicherebbe al suo ruolo educativo: “fermare la scuola” non basta né a contrastare la guerra né a contrastare il terrorismo, ma educa le coscienze dei più giovani ad evitare la deriva dell’una e dell’altro.”

Anche quest’iniziativa mi pare politicamente fuori luogo.  Trovo vergognoso la maniera con la quale l’assessore esprime un giudizio implicito ed unilaterale. La Provincia avrà il diritto di mandare alle scuole le proprie opinioni, ma le scuole sono autonome per legge costituzionale e quindi possono decidere di accettarle o di respingerle.  Però mi chiedo quanto sia opportuno o necessario di accogliere una tale richiesta.  I mass media:  i giornali, la televisione, e Internet, offrono a tutti eccellenti mezzi di riflessione e confronto.  In ogni modo, se si decidesse di aderire alla petizione dell’assessore, gli incontri andrebbero fatti fuori dell’orario scolastico, senza nulla togliere all’istruzione.  Nella scuola bisognerebbe continuare ad insegnare e studiare.  È proprio nei momenti più difficili che bisognerebbe svolgere il proprio dovere, sia come docente sia come studente, con tutta la diligenza e la buona volontà possibile.



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