Italian Perspectives                                                              
by Sandra Giovanna Giacomazzi 

L’Opinione delle Libertà, Edizione 95 del 04-05-2007

Tra la Telecom e il west

Cronaca di un’utente telefonica transatlantica

di Sandra Giovanna Giacomazzi

Sono anni che sogno che sbarchino gli americani sul mercato della telefonia in Italia. Non ne so niente della Telefonica, ma non credo che sarà proprio la stessa cosa con gli spagnoli.

 La mia esperienza da utente telefonica inizia negli Stati Uniti all’età di diciotto anni, quando affitto il mio primo appartamento. Vado da una vicina di casa e telefono alla Bell Telephone Company, prima che le leggi antitrust avessero messo fine al “monopolio” che comunque mai si era comportato come tale. Mi comunicano che nel pomeriggio manderanno qualcuno per mettermi la linea e nel pomeriggio puntualmente arrivano, fanno l’allacciamento e comincio a ricevere le mie bollette mensili trasparentissime dove sono segnalati i numeri e le durate di tutte le telefonate interurbane che faccio. Quelle urbane sono rigorosamente gratuite da tempo immemorabile. Niente scatto alla chiamata, niente chiamata a tempo, sono incluse nel canone mensile, che è pressoché irrisorio.

Dieci anni più tardi affitto il mio primo appartamento in Italia e dalla casa di un vicino telefono alla Sip, dove molto poco garbatamente mi dicono che devo andare di persona presso i loro uffici per fare domanda per una linea telefonica. Perdo una mattinata in coda, una di quelle “code” di allora, dove tutti si ammucchiavano e ti scavalcavano fumandoti le sigarette in faccia e staccandoti qualche parolaccia se cercavi di far prevalere il tuo diritto di essere arrivata prima. Dopo questa agonizzante penitenza scopro che dovrò tornare e subirmi la coda ancora una volta dopo essermi fornita di una domanda in carta da bollo e certificati vari che devo procurarmi all’ufficio dell’anagrafe. Perdo un’altra mattinata a procurami i documenti necessari e torno agli uffici della Sip per presentare la mia domanda, dopo la quale mi dicono che si faranno vivi per dirmi quando potranno mettermi la linea. Tempo di attesa? Da 6 mesi ad un anno. Dopo nove mesi mi informano che verranno durante una settimana tale, senza precisare né giorno, né ora, né se la visita sarà di mattina o pomeriggio. Spiego che lavoro e che non posso prendere una settimana di ferie per stare in casa ad aspettare loro. Mi dicono che è solo così che prendono gli appuntamenti: prendere o lasciare. Prendo, naturalmente, e mi arrangio in qualche modo per avere una presenza costante in casa per riceverli al momento misterioso quando si degneranno di presentarsi.

Quando finalmente ho la linea e un numero telefonico, comincio a ricevere delle bollette astronomiche senza senso. Che faccia poche telefonate o tante, che mi trovi all’estero per settimane o mesi, le bollette bruciano e non c’è modo di contestarle perché a quell’epoca non sono dettagliate e devi accettarle con la testa bassa! Appena diventa possibile ricevere una fattura dettagliata, naturalmente mi iscrivo al servizio. Quindi non potendo più fregarmi con le telefonate estere e interurbane, cominciano a gonfiare la parte della bolletta che riguarda le telefonate urbane, per le quali non offrono il dettaglio. E così passano quasi vent’anni durante i quali sono obbligata a farmi prendere in giro dalla compagnia telefonica dello Stato, perché non c’è concorrenza. E se oso lamentarmi per il disservizio, sono trattata con poco garbo. Quando sono gentili!

 Alcuni anni fa, dopo un lunghissimo soggiorno negli Stati Uniti, torno in Italia e scopro che è appena nata una nuova compagnia: la Fastweb. Finalmente un competitore per quella che oramai si chiama la Telecom. Sono talmente contenta di poter abbandonare quel monopolio che mi prendeva per i fondelli con le sue fatture che mi iscrivo subito al nuovo servizio. I venditori della Fastweb mi promettono che si occuperanno loro della disdetta dalla Telecom e di tutti i dettagli che riguardano la contabilità e le formalità della transizione da un servizio all’altro. Naturalmente, non è così. Cado dalla padella alla brace. Ricevo doppie fatture per due anni e qualche mese di servizio intermittente. Telefono, mando fax, e-mail, lettere raccomandate sia alla Fastweb sia alla Telecom lamentandomi per i disguidi vari e si passano la responsabilità fra di loro come una patata bollente senza risolvere i miei problemi. Finalmente mi iscrivo ad un’organizzazione per i consumatori. Risultato: devo pagare praticamente tutto, ma almeno le litigate telefoniche ed epistolari le fanno loro in mia vece.

 Normalmente la concorrenza vuol dire che ci sono più compagnie che concorrono, appunto, per la clientela o per l’utenza offrendo servizi migliori a prezzi più convenienti. In Italia, invece, sembra che la tanta attesa concorrenza competa per vedere chi riesce a trattare l’utenza al peggio.

Non ho idea di come si comporterà la Telefonica spagnola. So che ogni volta che mia mamma cambiava servizio telefonico facendo lo “switch” alla Sprint o alla MCI, puntualmente arrivava un assegno per posta di $100 dalla AT&T, incassabile dopo una telefonata che confermasse il ritorno al loro servizio. E poco dopo l’iscrizione alla AT&T, telefonava la MCI chiedendole a che prezzo dovevano offrirle le chiamate interurbane perché tornasse da loro!


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