Italian Perspectives                                                              
by Sandra Giovanna Giacomazzi 

L’Opinione delle Libertà, Edizione 109 del 20-05-2006

La Cina, le migrazioni interne e la rivoluzione industriale

 di Sandra Giovanna Giacomazzi

La più consistente migrazione di massa nella storia umana si sta averificando in Cina: dalle aree rurali dell’interno verso le città lungo la costa orientale, creando ciò che molti chiamano la seconda rivoluzione industriale. Con la differenza che la rivoluzione industriale in Europa durò circa 150 anni, in Cina si tratta di pochi decenni. Se nel 1950 la popolazione urbana rappresentava poco meno del 13% degli abitanti, oggi ammonta al 40%, e si prevede che arrivi al 60% per il 2030. Si stima che nei prossimi 25 anni 345 milioni di persone si trasferiranno verso le città.

 Le migrazioni stanno causando un boom nell’industria edilizia senza confronti. L’anno scorso la metà del cemento usato nelle costruzioni in tutto il mondo è stato versato nelle città cinesi. E non sta succedendo solo nelle città più note. La Cina ha 22 “seconde città” che superano i due milioni di abitanti. Inizialmente erano ubicate per lo più sulla costa orientale oppure a non più di 200-300 km da essa, dove ci sono importanti progetti di sviluppo finanziati sia dal governo sia da investimenti stranieri, ma oramai il fenomeno si sta estendendo su tutto il territorio. Un solo esempio è la citta di Qingdao sulla costa nordest. Quattro anni fa non esisteva. Oggi è il porto che gestisce il più alto numero di container nel mondo. Ogni giorno le navi scaricano vaste quantità di materie prime per poi caricarsi di merce da esportare.

 Considerando le dimensioni geografiche e demografiche della Cina, non dovremmo sorprenderci. Con un’area di circa 9.572.900 km quadrati, la Cina è il terzo più grande Paese del mondo e il suo miliardo e 300 milioni di abitanti è un quinto della popolazione mondiale. Duemila anni fa la Cina rappresentava un quarto dell’economia mondiale. Mille anni fa idem. Nel 1820 ne rappresentava addirittura un terzo. Quindi se vogliamo guardarla con un quadro ampio della storia, gli ultimi due secoli sono stati un’aberrazione. La Cina è rimasta indietro perché è stata l’Europa ad industrializzarsi per prima, e adesso sta riprendendo il suo posto “naturale” nel mondo.
 
Da quando il regime comunista cinese decise di aprire agli investimenti stranieri nel 1978, la Cina è diventata una delle economie con la crescita più accelerata nel mondo e fra le dieci più grandi. Negli ultimi anni è diventato il quinto più grande esportatore di merce dopo gli Usa, la Germania, il Giappone e la Francia. Tant’è vero che, con tassi di crescita intorno al 9%, molti esperti stimano che l’economia cinese si stia surriscaldando e temono che, se dovesse mai mancare, il resto del mondo potrebbe soffrirne molto. Altri vedono gli eccessi odierni come un rilascio liberatorio d’energia precedentemente compressa. Sotto il comunismo per 50 anni si è prodotto pochissimo, adesso si stanno scatenando. Naturalmente le grandi migrazioni portano con sé dei grossi problemi sociali, ma persino le persone che ne soffrono di più le conseguenze, lo fanno non con uno spirito di sacrificio, ma piuttosto con uno di speranza.


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