Italian Perspectives                                                              
by Sandra Giovanna Giacomazzi 

L’Opinione delle Libertà, Edizione 176 del 21-08-2007

I prodotti cinesi a rischio costituiscono il 60% delle merci ritirate negli Stati Uniti

Made in Cina, chi rompe non paga

A sopportare i costi delle merci difettose sono importatori e distributori

di Sandra Giovanna Giacomazzi

Negli ultimi mesi il numero di prodotti classificati “unsafe” o insicuri importati negli Stati Uniti dalla Cina è in forte crescita, prodotti che variano da cibo per animali domestici a frutti di mare, dai giocattoli al dentifricio. Secondo Scott Wolfson, portavoce per la Commissione per la Sicurezza dei Prodotti per i Consumatori (U.S. Consumer Product and Safety Commission) i prodotti “Made in China” rappresentano il 60% di tutti i prodotti ritirati negli USA quest’anno, 338 prodotti in tutto. Fra l’ottobre del 2006 e la maggior parte del 2007 la U.S. Food and Drug Administration (FDA), l’agenzia responsabile per il controllo della qualità degli alimentari e dei farmaci ha trovato numerose tracce di antibiotici e funghicidi in cinque tipi di pesci coltivati e in frutti di mare proveniente dalla Cina, tanto da dover fermare la loro distribuzione e ulteriore importazione. Ispettori della FDA hanno anche trovato glicole etilenico, un ingrediente usato nella produzione di antigelo, in alcuni dentifrici importati dalla Cina e distribuiti in negozi discount nella zona di Miami e in Puerto Rico.

Alcuni mesi fa la FDA ha anche bloccato l’importazione di glutine da Xuzhou Anying Biologic Technology Development Company in Cina, perché contaminato con melanine, un chimico usato per produrre prodotti plastici. Il glutine, usato per produrre 95 marche di cibo per cani e gatti dalla Menu Foods di Canada, ha causato la morte di molti animali domestici per insufficienza renale in tutta l’America del Nord. Nel mese di giugno circa 1,2 milioni di stufe in ceramica fabbricate in Cina e distribuite da Lasco Products, Inc della Pennsylvania sono state ritirate per il possibile pericolo di provocare incendi dovuto a cavi elettrici difettosi che si surriscaldavano. Un milione e mezzo di giocattoli cinesi sono stati richiamati dal distributore statunitense, la RC2Corp dell’Illinois, per colpa della presenza di piombo nella tinteggiatura presente in dodici prodotti diversi. I prodotti contaminati sono stati venduti in negozi di giocattoli e nei grandi magazzini in tutta la nazione dal gennaio 2005 al giugno 2007. Se ingerito da bambini piccoli il piombo può causare molti problemi alla loro salute e al loro sviluppo con conseguenze anche neurologiche di lunga durata con effetti avversi sull’apprendimento e comportamento. Foreign Tire Sales di New Jersey, l’importatore di pneumatici radiali per pick-up e Suv ha avuto l’ordine dai regolatori statunitensi di ritirare 450.000 pezzi prodotti in Cina.

Il produttore cinese non ha uffici negli Stati Uniti e quindi l’importatore è responsabile per i danni. L’importatore, però, è una piccola azienda a gestione familiare che non può sopportare i costi: la pubblicità per comunicarlo al pubblico, il trasporto per il ritiro, il costo di sostituzione e il riciclaggio ecologico dei pneumatici richiamati, un costo stimato a 60 milioni di dollari. I richiami in tutti i settori hanno provocato un’ondata di cause legali da parte di persone che sono state ferite, infettate o altrimenti danneggiate dai prodotti difettosi. Il problema è che la legge permette la prosecuzione delle aziende cinesi solo se hanno uffici negli Stati Uniti. Quindi chi sta pagando la bolletta bollente delle cause legali, non sono i produttori responsabili cinesi, ma gli importatori, distributori e i dettaglianti statunitensi. L’atteggiamento delle aziende responsabili per i prodotti difettosi e per il cibo avariato è stato, per lo più, quello di rinnegare e proclamare la sicurezza dei loro prodotti. Anche il governo cinese è stato propenso a proclamare la sicurezza dei prodotti proveniente dal proprio Paese. Speravano di minimizzare i problemi in vista dei giochi Olimpici dell’anno prossimo.

Però in seguito alle pressioni internazionali, ufficiali cinesi hanno dovuto ammettere che la situazione al riguardo non è molto soddisfacente e hanno cominciato a tentare di risolvere il problema mandando ispettori che hanno già chiuso 180 fabbriche alimentari e confiscato tonnellate di caramelle, acetati, cracker e frutti di mare contaminati anche da formaldeide. Quando Henry Paulson, Segretario del Tesoro, ha visitato Pechino all’inizio del mese non ha solo parlato di argomenti monetari con le autorità cinesi, ma anche della sicurezza dei loro prodotti. Probabilmente, però, chi sarà responsabile per un cambiamento nell’attitudine dei cinesi al riguardo è Scott Kronick, presidente della Ogilvy Public Relations in China, che è stato chiamato dal governo cinese per dare i suoi consigli su come affrontare questi problemi crescenti. Kronick ha risposto dicendo ai cinesi che “dovrebbero fare ciò che la gente si aspetta che facciano. Non dovrebbero cercare di dare la colpa ad altri, ma prendere la responsabilità per ciò che è successo, spiegare quali azioni hanno preso, che stanno investigando le operazioni illegali esistenti, chiudendole e punendole e comunicando che stanno prendendo la situazione in modo molto serio”. Sono consigli che qualunque operatore di pubbliche relazioni darebbe ai suoi clienti negli Stati Uniti per affrontare una crisi: riconoscere il problema, comunicare la consapevolezza del problema e le misure avviate per risolverlo. Agire così potrebbe contribuire molto ad una Cina più aperta, responsabile e trasparente. Speriamo che Ogilvy li abbia convinti che non basta la sola comunicazione, ma che le parole devono corrispondere ai fatti. 


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