Italian Perspectives                                                              
by Sandra Giovanna Giacomazzi 

L’Opinione delle Libertà, Edizione 239 del 07-11-2006

Mai i radicali hanno goduto di tanta esposizione mediatica come con Capezzone segretario del partito

Quel prezzo pagato all’impegno per il dialogo trasversale tra liberali

di Sandra Giovanna Giacomazzi

Per quanto i radicali cerchino di rinnegare la mitologia che loro stessi tirano in ballo, il fatto è che i parallelismi mitologici reggono, eccome! Due anni fa fu Papà Marco Crono a bacchettare pubblicamente e in modo spietato il figlio Benedetto, e Mamma Emma Rea ad esprimere il suo disappunto in merito con la sua: “Marco, non mi sei piaciuto”, prima di ritornare nel suo autoesilio egiziano. L’anno scorso, come spesso succede in tutte le famiglie, scambiarono i ruoli: fu Mamma Crona a picchiare i figli e Papà Reo a perdonare i peccati della loro prole. Quest’anno invece la mitologia è trasversale: Crono ha lasciato la sorella per sposarsi con Medea per meglio far fuori in maniera congiunta il figliol prodigo. E quale figlio prodigioso!

 Pierluigi Battista cercava motivi politici oltre le sindromi narcisistiche per spiegare l’estromissione di Daniele Capezzone. Per quanto riguarda Emma, il motivo politico è semplice: non accetta che Daniele critichi il governo di cui lei fa parte. Per quanto riguarda Marco, invece, i motivi sono quintessenzialmente narcisistici, ed è inutile cercare più lontano dello specchio di autocompiacimento di Pannella. Sono decenni che Pannella porta avanti il suo più grande impegno: lamentarsi della poca visibilità mediatica concessa ai radicali. Capezzone ha tolto a Pannella la sua “raison d’être”.

Mai i radicali hanno avuto tanta esposizione mediatica: sulle prime pagine dei giornali, sui telegiornali e sui talk show, come in questi ultimi mesi. Merito di Capezzone che ha saputo formulare la spinta liberatrice dell’agenda Giavazzi come proposta politica. Merito sempre suo il “ tavolo dei volenterosi”, rovesciato da Prodi, ma che ha dimostrato quale sia la potenzialità politica di un giovane che sa far stare allo stesso tavolo gli appetiti liberali dei due schieramenti. E’ questo che Pannella non può perdonargli. Non può più lamentarsi della censura, ma non sopporta di vivere di riflesso della luce che ha saputo dare al partito il proprio figlio.

 Hanno detto di Daniele in questi giorni che se gli si dice che ha un neo sul naso, lui si offende. Non mi risulta. Per quanto siano state forti le mie critiche dei radicali nel passato, Daniele non mi ha mai negato la mano, non mi ha mai tolto il saluto e risponde sempre ad una e-mail. Non lo si può dire di tutti. Chi è andato a vedere sul sito di Radio Radicale il famoso battibecco con Pannella alla riunione di direzione del 26 ottobre, avrà notato che non perde stile neanche quando si arrabbia. Persino il suo punteggiare di parolacce è perfettamente a proposito.

Quando Capezzone venne a Torino l’anno scorso prima del congresso di Riccione, gli chiesi come un neocon come lui, conoscitore e promotore delle idee di Michael Ledeen e dell’American Enterprise Institute, potesse pensare di stare in un’alleanza non solo con persone come Romano Prodi e Francesco Rutelli, ma con altre come Pecoraro Scanio e Fausto Bertinotti, che hanno idee diametralmente opposte. Lui rispose che, se i radicali non trovano uno spazio di apertura per inserire una parte della loro agenda politica nel programma della sinistra, nulla li obbligava a sposarli, risposta che trovai deludente, perché il matrimonio si stava facendo e infatti poi si fece.

 Oggi, invece, sono contenta che i radicali abbiano fatto quella scelta. Non perché io abbia cambiato idea o perché trovi giusto quel collocamento. Ma perché con quella scelta Capezzone è entrato in parlamento, è diventato presidente di una commissione, ha avuto il coraggio di essere propositivo acquisendo una notorietà che gli permetterà di togliersi finalmente dall’ala “protettiva” e soffocante di Pannella, anche se lui è e sarà sempre sicuramente riconoscente a Pannella e al partito. Ma quella strada se l’è anche meritata e merita di arrivare ancora molto più in alto. E’ un leader nato, come ce ne sono pochissimi, di cui “la cosa pubblica” dovrebbe fare tesoro. Possiede un’intelligenza acuta ed eclettica, uno spirito liberale autentico e una capacità di resistenza instancabile. Un patrimonio nazionale da non sprecare.


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