Italian
Perspectives
by Sandra Giovanna
Giacomazzi
L’Opinione delle
Libertà, Edizione 151 del 11-07-2006
Il segretario dei Radicali italiani
critica l’ex presidente del Senato Marcello
Pera
Capezzone, da neocon a giustizialista
di Sandra
Giovanna Giacomazzi
Stare al potere, nei
palazzi e seduto sulle
poltrone sembra che abbia dato alla testa di Daniele Capezzone. Almeno
a
giudicare dalla sua lettura durante la rassegna stampa di Radio
Radicale
domenica mattina, commentando due editoriali: “La legge morale ha un
prezzo e
chi viola la legge deve pagare” di Pierluigi Battista sul “Corriere
della Sera”
e la lettera aperta a Renato Farina di Marcello Pera su “Libero”. A
fine
lettura Capezzone diceva di trovare il pezzo di Battista “davvero
convincente”
e immaginava Pera, invece, con “lo scolapasta in testa preparandosi per
la
guerra”.
Ricordiamo
Capezzone come propugnatore del
pensiero dei neocon, paladino dell’American Enterprise Institute e,
quindi, la
cosa ci ha sorpreso. Saranno state le lusinghe di Battista verso “i
radicali di
Marco Pannella, per i quali la ‘disobbedienza civile’ è una
sfida alla legge,
ma non una pretesa di immunità”? O ce l’avrà con Farina
per la sua posizione
sul caso D’Elia a cui ha anche fatto un accenno? O con Pera che difende
il
cristianesimo pur non essendo credente? Oppure lo stare nei palazzi gli
avrà
fatto semplicemente cambiare parere.
Il
pezzo di Battista, invece, non ci
convince affatto, se non della sua voglia di sfoggiare un po’ di
cultura
classica paragonando il caso di Renato Farina a quello di Antigone,
“all’eterno
conflitto tra la legge morale e quella scritta negli ordinamenti degli
Stati”.
Antigone, che “nel nome della supremazia della legge umana che alberga
nella
coscienza di ciascuno anteriormente all’ordinamento giuridico che ogni
collettività organizzata si dà, si dispone a violare la
legge dello Stato, del
re, del potere costituito”. Battista fa una lunghissima esibizione
erudita per
rimproverare Farina per il suo non essere Antigonesque fino in fondo,
ossia
perché non accetta, come fa Antigone, di essere punito dalla
legge degli
uomini.
Forse
Battista non ha letto la lettera che
Renato Farina ha scritto il giorno prima, ma avrà solo sentito
una parziale
lettura su qualche rassegna stampa perché le sue critiche non
calzano. Farina
ha scritto: “Ma alla maniera di Andreotti mi fido della magistratura, e
accetto
con serenità la decisione dell' Ordine dei giornalisti”. Forse
sarebbe meglio
documentarsi, perlomeno leggere l’articolo al quale ci si riferisce,
prima di
fare le prediche in prima pagina. Battista chiude il suo articolo
chiedendo:
“cosa ha esattamente portato un giornalista a trasformarsi nell’’agente
Betulla’”.
Senza
saperlo Pera gli risponde. L’ex
presidente del Senato esordisce nella sua collaborazione con “Libero”
con un
articolo di una limpidezza anglosassone. Il suo è un atto di
accusa scritto con
toni impellenti contro l’Occidente che si odia, che non sa il valore
dei suoi
stessi valori, che si piega al nemico rifiutando di riconoscere che sia
il
nemico, preferendo dare del nemico a chi vuole salvare l’Occidente, a
Bush, a
Berlusconi, all’America e ad Israele, non pretendendo la
reciprocità,
tollerando gli intolleranti, non accettando l’esportazione della
democrazia
salvo quando toccava a loro esserne i beneficiari.
Anche
Pera chiude il suo pezzo con una
domanda rivolta a Farina: “Ma chi processerà quei tuoi severi
colleghi e quei
tanti spensierati politici che, negando che la guerra ci sia, ce la
fanno
perdere?” Conosciamo la risposta. Se mai dovessimo perdere, non ci
saranno
processi, ma solo condanne cruenti perché sappiamo come questo
nemico sia
spietato persino con chi lo difende. Se, invece, non la perdiamo,
grazie a
soldati come Renato Farina, speriamo di non vedere chi ha sbagliato di
grosso
ancora una volta di nuovo ripagato con il potere nei palazzi del
governo, nel
parlamento e nelle redazioni dei giornali.
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