Italian Perspectives                                                              
by Sandra Giovanna Giacomazzi 

L'Opinione delle Libertà, Edizione 199 del 20-09-2006

Bye-bye Fallaci, dopo di te il diluvio e l'occidente si sente più solo

Ha ragione il nipote Edoardo a lamentarsi delle commemorazioni tardive

di Sandra Giovanna Giacomazzi

Sono usciti da tutte le crepe e da tutte le fessure per piazzare i coccodrilli in prima pagina e dire la loro su Oriana Fallaci .  Per raccontare le loro amicizie o pseudo-amicizie con la scrittrice italiana più famosa del mondo.  Osannandola come mai avevano fatto prima.  Adesso che non c’è più, possono mettere da parte le loro invidie.  Ma per quanto fossero esaltanti le loro lodi, pochi riuscivano a non attenuarli con qualche “se” e qualche “ma” di spregevole correttezza politica.  Ha ragione il nipote Edoardo a lamentarsi delle “molte manifestazioni di affetto tardive, non particolarmente gradite, in quanto anacronistiche e ridicole”.  Come, per esempio, quella di Dacia Maraini che preferisce ricordarla cancellando dalla sua memoria gli ultimi cinque anni della sua esistenza, un insulto aggiunto all’ingiuria visto che Oriana ha trascurato la sua salute e quindi sacrificato la sua vita proprio in questi ultimi 5 anni pur di lavorare giorno e notte per partorire tutto quello che temeva di non fare in tempo a dirci prima di morire.

Non ho mai conosciuto di persona Oriana Fallaci.  Posso solo vantarmi di aver voluto dedicare un mio libro a lei.  Un libro intitolato, “Stella e Striscia”, una raccolta di articoli che racconta come ha vissuto un’americana in Italia durante l’antiamericanismo rampante proprio dopo l’undici settembre con l’America ferita.  Ecco la dedica:  “Questo libro è dedicato ad Oriana Fallaci. Lei, italiana, vive nel mio Paese, io, americana, nel suo.  Dalle nostre opposte prospettive, condivido tutta la sua rabbia, il suo orgoglio e la forza della sua ragione.”

Oriana è anche stata l’ispiratrice dell’unica “poesia” che io abbia mai scritto nella mia vita, sei mesi dopo l’undici settembre.  Si intitola:  Long Live Fallaci (Vita lunga a Fallaci).

Meno male che c’è Oriana / Che stacca i suoi urli fuori dal coro / Che canta squisitamente scorrettissima e stonata / Dal punto di vista politico / Niente distinguo / Niente “ma” / Niente peli sulla lingua / No tentative tiptoeing /  No walking on eggs / Anche io nel mio piccolo / Ho perso la pazienza con le parole / Che sanno troppo di “beating around the bush” / Io che mi spaccio per bostoniana / Che mi vanto a destra e a manca / Di essere di puro sangue siculo / Forse attraverso l’affinità che provo per la Fallaci / Sto scoprendo le mie vere radici / Quel mio bisnonno imprenditore di Salemi / Morto per la malattia del sonno / Prima che a qualcuno in famiglia venisse in mente / Di informarsi sulla sua vera provenienza / Sarà stato forse un toscanaccio d’importazione / Che avrà tramandato alla mia penna la sua linguaccia d’origine?  / In ogni caso, toscani o no /  Voci veraci unitevi / Che a furia di urli all’unisono / Facciamo un coro consonante dei valori / Per i quali vale la pena di vivere /  E difendere da chi li vorrebbe violare /  Evviva Oriana! / Non sei sola.

Avevo scritto “Non sei sola” a lei, ma era lei che mi faceva sentire meno sola.  E invece adesso che non c’è più… Bye-bye Oriana, sei appena partita, ma mi sento già più sola.


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