Berlusconi e i corollari della ricchezza, L’Opinione della Libertà, 25 ottobre 2005
Berlusconi ha conquistato il settimo posto nella classifica di Time Magazine degli uomini più ricchi del mondo. Dai microfoni di Radio Radicale Daniele Capezzone ha commentato il fatto affermando che, l’imprenditore ha potuto raggiungere questo traguardo grazie alla sua discesa in politica che lo ha salvato da tutti i suoi debiti. Aldilà del fatto che bisognerebbe sapere dove stava Berlusconi in quella classifica 5 anni fa, sembrerebbe di dover dare un’occhiata a ciò che abbia significato la ricchezza di Berlusconi per l’Italia. Il Cavaliere è l’imprenditore italiano che ha prodotto più ricchezza, che ha creato più posti di lavoro, che ha creato più valore per gli azionisti di minoranza, che ha pagato più imposte allo stato, che non ha mai messo nessuno in cassa integrazione a spese della comunità, che ha dato agli italiani servizi gratuiti, pagati con la pubblicità, che dilatando i consumi.
L’unica delle sue aziende che era oberata dai debiti era la Standa, a causa del boicottaggio scatenato dagli sciacalli di sinistra di cui, infatti, si è liberato vendendola ai francesi, e da allora con le stesse merci e gli stessi prezzi, ma senza i boicottaggi degli sciacalli, va benissimo. Altri imprenditori famosi, invece, hanno vissuto ricattando la collettività con la cassa integrazione, pretendendo ogni sorta di sovvenzioni e aiuti a fondo perduto, distruggendo centinaia di migliaia di posti di lavoro, rifilando allo Stato gli scarti delle produzioni obsolete, mandando in rovina gli azionisti di minoranza, distruggendo il tessuto industriale italiano e gettandone nel fango l’immagine, sia per l’ignobile qualità dei prodotti, che per il modo mafioso di gestire la finanza.
Berlusconi non ha avuto soldi in regalo da nessuno, ne ha dati tantissimi a collaboratori, risparmiatori e, con il suo primato di primo contribuente, a tutti. L’unico favore politico che ha avuto, ai tempi di Craxi, è stato per una legittima difesa contro quella parte della classe politica, Dc e Pci, che già allora aveva giurato di distruggerlo non potendogli perdonare il delitto di avere infranto il monopolio cattocomunista della Rai. Certo, è entrato in politica anche per difendere i suoi interessi contro le iene e gli sciacalli che non hanno mai rinunciato al loro progetto di distruzione, dovuto anche e forse soprattutto all’odio antropologico per un personaggio che non corrisponde ai loro schemi di livore, pessimismo, tristezza e squallore.
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