Italian Perspectives                                                              
by Sandra Giovanna Giacomazzi 

L’Opinione delle Libertà, Edizione 53 del 15-03-2008

Gaffe democratiche

Barack Obama, per i suoi collaboratori non va preso sul serio

di Sandra Giovanna Giacomazzi

Tutto è cominciato con lo spot oramai famoso del telefono rosso promosso dai sostenitori della senatrice di New York, Hillary Clinton. “Sono le 3 di notte i vostri bambini dormono al sicuro. Ma un telefono squilla alla Casa Bianca. Qualcosa succede nel mondo. Il vostro voto deciderà se chi risponde a quella chiamata sia qualcuno che conosce i leader stranieri, l’esercito, qualcuno preparato a guidare il paese in un mondo pericoloso. Sono le 3 di notte. Chi volete che risponda?” In tempi luce è arrivato lo spot di risposta dai curatori dell’immagine del senatore dell’Illinois, Barack Obama, con lo stesso scenario, lo stesso squillo insistente del telefono rosso, ma con un “voice over” molto diverso: “Quando si deve rispondere alle chiamate, il presidente non dovrebbe essere quello, il solo, che ha avuto il giudizio e il coraggio di opporsi alla guerra in Iraq sin dall’inizio? E ha capito come il vero pericolo per gli Usa fosse Al Qaeda in Afghanistan e non in Iraq?”

Più convincente degli spot da milioni di dollari è la risposta di Randy Scheunemann, consigliere per la politica estera del candidato repubblicano, John McCain: “Posso solo dire, continuate pure a spendere i vostri soldi per gli spot riguardo a chi dovrebbe rispondere al telefono alle 3 di notte!” E quella di McCain in persona: “Certamente sono io la persona più qualificata per rispondere a quel telefono”. Ma la ciliegia sulla torta è stata messa da Susan Rice, consigliere per la politica estera per il senatore che ha opinato che né Obama né Clinton sarebbero pronti a gestire una telefonata alle 3 di notte riguardo ad una crisi di politica estera. Se lo dice lei!

E non è l’unico consigliere di Obama a commettere una gaffe. Un’altra esperta di politica estera, vincitrice di un premio Pulitzer, Samantha Powers, ha messo del suo. In un’intervista con la BBC ha lasciato intendere che l’impegno di Obama a ritirare le truppe dall’Iraq entro 16 mesi era solo “uno scenario ottimista”. “Non può prendere un impegno nel marzo del 2008 su ciò che sarà la situazione nel gennaio del 2009. Non dipenderà su qualche piano che ha disegnato come candidato per la presidenza o come senatore. Conterà su un piano operativo fatto insieme alle persone che sono lì alle quali lui non ha un accesso giornaliero per adesso”.

Ma forse quella più dannosa è stata la rivelazione di un altro suo consigliere, Austan Goolsbee, un economista dell’Università, che aveva cercato di assicurare dei diplomatici canadesi che il senatore non era così critico verso l’accordo del NAFTA come poteva apparire. Obama ha negato tutto, ma un comunicato del Consolato Canadese a Chicago confermava che, secondo Goolsbee, tutta la retorica riscaldata intorno al NAFTA era solo una “manovra politica”. Di nuovo, confortante per coloro che credono nel libero scambio, ma non è ciò che racconta ai suoi elettori.


Editors interested in subscribing to this syndicated column may request information by sending an e-mail to:

giogia@giogia.com                             Ritornare alla lista