Dall’inizio dell’anno scolastico, la cronaca politica nazionale e internazionale sta offrendo ai docenti di diritto molti temi da sfruttare nei cosiddetti “laboratori culturali” dei licei europei. Avendo già insegnato ai miei studenti tutti i diritti e le libertà di cui l’occidente dovrebbe andare molto fiero, avevo approfittato della proposta della Ministro Moratti di mettere un crocifisso in ogni aula e del caos che è successo in Nigeria intorno alla gara di Miss Mondo per ribadire alcuni dei concetti che avevamo studiato.
Speravo che avrebbero capito che il motivo migliore per respingere l’idea della Morati era il fatto che l’Italia è uno stato laico, che la religione è una cosa privata e le scuole sono delle istituzioni pubbliche, e che la separazione fra chiesa e stato è una conquista del mondo moderno da salvaguardare. Invece per la stragrande maggioranza di loro, cattolici o no, il motivo migliore per non mettere il crocifisso era che potrebbe offendere gli studenti immigrati d’altre culture e religioni. Una ha scritto che violava la libertà di religione.
Quando abbiamo parlato della violenza che è scoppiata in Nigera una ha detto, “È colpa degli organizzatori che sono andati in Nigeria per provocarli.” Non è vero, ho spiegato loro. Ogni anno la gara si svolge nel Paese della vincitrice dell’anno precedente e l’anno scorso l’aveva vinto un Nigeriano. “Sì, ma non si può pretendere di fare una gara di bellezza in un Paese islamico.” Quest’uscita, nonostante il fatto che avessimo dedicato una lezione a Safiya e Amina, due donne nigeriane condannate alla lapidazione per aver commesso adulterio. Avevamo parlato a lungo della situazione politica della Nigeria, uno stato federale diviso in 30 stati di cui, 12 islamici e 18 cattolici, con un presidente democratico che vorrebbe addirittura abolire la pena di morte. Avevamo individuato che il problema di donne come Safiya e Amina è che sono state giudicate in primo e secondo grado dai tribunali locali dove i giudici sono dei leader religiosi e dove regna la legge della Sharia.
Io sono la persona più laica che conosco e non sono mai stata una simpatizzante dei concorsi di bellezza. Che mi tocchi difendere il crocifisso e le gare di Miss è piuttosto paradossale. Ho spiegato loro che il mettere un crocifisso in aula, non violava il principio della libertà di religione, se mai, favoriva l’espressione di quella libertà ad una sola religione. Gli ho chiesto perché usino il termine “offendere” verso il crocifisso. Perché dovrebbe offendere uno che ha solo predicato l’amore per il prossimo, uno che in tempi quando metà dell’umanità riduceva l’altra metà alla schiavitù, predicava l’uguaglianza di tutti gli uomini davanti a Dio? Ho detto loro che per me il motivo del “non offendere” gli stranieri era il peggiore dei motivi. Che quando una persona sceglie di immigrare in un altro Paese spetta a quella persona di adeguarsi ai costumi ed alla cultura del Paese dove va, non al Paese ospitante di cambiare i suoi costumi e cultura per chi arriva da fuori. Che a pensare in questo modo e a fare passi simili, ci vuole poco perché ci troviamo tutte con il chador. Uno studente si è alzato la mano e con un tono da rimprovero mi ha detto, “Professoressa, ma si rende conto quanto sia pesante ciò che sta dicendo?” È chiaro che mi rendevo conto, come mi sembra palese quanto grave sia il pericolo che stiamo correndo. Un’altra studentessa mi ha biasimato per aver criticato la sua opinione. Io avevo insegnato i fatti. Ho permesso a tutti gli studenti di dire la loro in merito e finalmente stavo dicendo la mia. Evidentemente la libertà di parola per lei riguarda tutti tranne l’insegnante!
Un autorevole personaggio musulmano ha detto, "Grazie alle vostre leggi democratiche, vi invaderemo. Grazie alle nostre leggi religiose vi domineremo.” A me pare che troppi allievi Ayatollah nelle aule dei licei italiani, come i loro maestri di cantico dei luoghi comuni dentro e fuori la scuola, rispondano, “Prego, accomodatevi.”
giogia@giogia.com Ritornare alla lista