Italian Perspectives                                     
by Sandra Giovanna Giacomazzi 

Un'assemblea delle democrazie  (L'Opinione, 3 luglio 2003)

Un paio di mesi fa, Riccardo Barenghi usando il “noi” reale scrisse in un editoriale sul Manifesto che, pur essendo pacifisti convinti, guardandosi a tu per tu diritto negli occhi davanti allo specchio, loro non potevano che costatare che ciò che speravano nel profondo delle loro anime fosse che la guerra in Iraq durasse il più lungo possibile, anche se ciò avrebbe causato tanti morti, perché così imparavano gli americani a fare la guerra!

Bene. Appena finita la guerra, quando tutti cominciarono ad invocare un ruolo di altissimo rilievo per l’ONU nel dopo guerra, anche io ero tentata di scrivere un articolo usando il “noi” reale per dire che anche noi quando ci guardiamo nello specchio ciò che pensiamo è che la bomba più intelligente di tutte sarebbe quella buttata sul Palazzo di Vetro a New York.  Poi non lo scrissi.  Non vorrei mai che qualcuno non capisse che, pur non essendo pacifista, neanche sono violenta, e che la mia bomba era puramente metaforica.

Durante l’ultima guerra nel golfo, prima di iniziare una serie di recenti lezioni con le mie classi sull’Iraq e il ruolo del Consiglio di Sicurezza, ho visitato il sito dell’ONU su Internet per raccogliere del materiale per i miei studenti.  La prima cosa che ho trovato era una bellissima mappa di tutta l’organizzazione.  Contenta di vedere, sullo schermo del mio computer, una mappa così completa ma sintetica, ho deciso di stamparla subito per poi fotocopiarla e darla ai miei studenti.  Appena l’ho avuta in mano, la mia contentezza si è trasformata in un stupore inorridito, e la prima cosa che mi è uscita dalla bocca è stata la seguente esclamazione, “Oh my God!  All of those bureaucratic mouths to feed!”  “Dio mio, tutte quelle bocche burocratiche da sfamare!”  Se a qualcuno altro interessa rimanere a bocca aperta vedendo quanto sia tentacolare l’ONU e le sue agenzie basta andare ad http://www.un.org/aboutun/chart.html.  Per non parlare delle ridondanze!  Mi chiedo, per esempio, se le tre agenzie che si occupano di droga, cioè la UNDCP, the United Nations Drug Control Program, la ODC, the Office on Drugs and Crime, e la Commission on Narcotic Drugs sappiamo l’una ciò che fa l’altra, se si leggono le reciproche relazioni, se si parlano al telefono, se c’è un motivo perché debbano esistere tre organizzazioni diverse che si occupano di droga, oltre a quello di dare un lavoro da stipendio d’oro esente tasse ai tanti laureati disoccupati.

Speravo che i miei studenti notassero che su quel foglio in quella complessissima tabella ci stavano anche: la Banca Mondiale, il Fondo Monetario Internazionale, e l’Organizzazione Mondiale del Commercio, tre organizzazioni continuamente bersagliati dalle manifestazioni dei No-Global.  Non si capisce quindi l’osannata sacro-santità di un solo organo delle Nazioni Unite, cioè il Consiglio di Sicurezza, che se vogliamo, è molto meno rappresentativo di tutti gli altri.  Con i suoi 15 membri, dieci dei quali cambiano ogni due anni, ed i 5 membri permanenti, Paesi che hanno il potere del veto per il mero merito di aver vinto la Seconda Guerra Mondiale, forse sarebbe da considerare non solo poco democratico ma anche molto anacronistico.

Per chi vuole approfondire sui peccati dei palazzi ONU, ho scoperto una serie di articoli scritti da Mauro Suttora che confermano tutti i nostri peggior sospetti, non solo riguardo allo spreco e all’inutilità, ma anche al danno madornale di cui l’ONU è stata capace nei 58 anni della sua lunga carriera.  Fino ad adesso sono stati pubblicati cinque suoi articoli su Il Foglio di Ferrara, anzi sei, se conti uno non firmato:  “L’Onu non serve all’Iraq” (9/4/03), “L’Unesco colleziona critiche, sprechi e quintali di carta griffata Onu” (22/4/03), “Il fallimento delle nazioni Unite in Kosovo, e i motivi per cui non se ne vogliono andare” (29/4/03),  “Antropologia degli Onusiani, abitanti e autori di un labirinto, Ritratto degli instancabili funzionari delle Nazioni Unite, che da 58 anni costruiscono grovigli burocratici” (22/5/03),  “ONU, La vendetta USA” (22/5/03), e “Oil for food in realtà significava: tangenti per Saddam” (30/5/03).  Anche Suttora dice, parlando dell’UNESCO, che poiché il suo scopo è “quello di strappare schiere di sociologi e intellettuali alla disoccupazione, la sua missione può dirsi compiuta”!

E chi paga per tutto ciò?  Dei più di 200 membri, la maggior parte di essi contribuiscono per meno del 1% del budget e solo 14 Paesi contribuiscono più del 1%.  Quali sono i Paesi a portare il vero peso finanziario?  Gli Stati Uniti (25 percento, recentemente negoziato a 23%), il Giappone (14%), e Russia, Germania, Francia, Gran Bretagna, Italia, Spagna, e Canada.  Chi sono questi che pagano il conto salato per tutti?  I tanti demonizzati G8 (esclusa la Spagna).

C’è da stupirsi che il governo degli Stati Uniti ed i suoi cittadini abbiano una certa riluttanza verso le Nazioni Uniti?  Sono stati cacciati dalla commissione dei diritti umani in favore di un Paese come il Sudan.  E tanto per aggiungere l’insulto all’ingiuria, danno alla Libia la presidenza di turno!  Poi presentano un quarto del conto a Babbo USA, e lo chiamano arrogante e protestano quando il padre col portafoglio pretende di essere ascoltato.

Si parla tanto di riformare le Nazioni Uniti, ma io mi chiedo come si possa riformare un’organizzazione che è già marcia all’ottanta percento.  Credo che sia utile avere un Assemblea Generale dove tutti i paesi del mondo possono far sentire la loro voce.  Ma per decidere sulle sorti del mondo forse sarebbe meglio istituire una nuova Organizzazione Mondiale delle Democrazie, come quella suggerita al Congresso del Partito Radicale Transnazionale svoltosi a Tirana Novembre scorso.



Editors interested in subscribing to this syndicated column may request information by sending an e-mail to:

giogia@giogia.com                                    Ritornare alla lista