Italian Perspectives                                                              
by Sandra Giovanna Giacomazzi 

L’Opinione delle Libertà, Edizione 112 del 05-06-2008

Parole chiare

Lo stile anglosassone di Almirante

 di Sandra Giovanna Giacomazzi

Continua a suscitare subbuglio il suggerimento di dedicare una strada a Roma a Giorgio Almirante. In questi ultimi giorni “Il Manifesto” e il Partito dei Comunisti Italiani sono usciti con i loro pronunciamentos di “totale dissenso ed indignazione”. Dall’altra parte, a proposito delle dichiarazioni “fascistoide” che avrebbe fatto il leader del Movimento Sociale Italiano nel 1942, una radio-ascoltatrice della trasmissione “La Zanzara” di Giuseppe Cruciani su Radio 24 raccontava di aver letto, a quell’epoca, dichiarazioni ben peggiori di quelle di Almirante scritte dalle penne di Giorgio Bocca e Eugenio Scalfari.

Non saprei giudicare le uscite di allora di nessuno di questi tre personaggi poiché non ero ancora nata. Ma so che quando arrivai in Italia, a cavallo degli anni settanta e ottanta, e stavo imparando l’italiano per osmosi, attraverso l’ascolto e la lettura, Giorgio Almirante era l’unico personaggio politico che faceva dei discorsi che riuscivo a capire. Allora pensavo che si trattasse di una mia lacuna perché stavo ancora imparando la lingua. Ma presto capii che non ero io il problema. Erano i loro discorsi ad essere troppo tortuosi, fatti apposta per non essere compresi, per impressionare, abbagliare e, soprattutto, stordire il povero cittadino mortale che tentava di intendere. Discorsi senza capo né coda, fatti di frasi che cominciavano con congiunzioni subordinate e susseguivano con altre frasi secondarie di secondo livello senza mai arrivare alla frase principale. Il tutto, poi, punteggiato da un’infinità d’incisi parentetici.

Almirante, invece, parlava in modo chiaro, lineare, quasi in stile anglosassone. Sapeva adeguare il suo linguaggio a secondo chi aveva di fronte. Quando i suoi interlocutori erano persone colte, parlava con un linguaggio colto, ma senza sofisticazioni artificiose. E quando parlava davanti alla gente normale usava un linguaggio più semplice. Senza, però, mai essere accondiscendente.

Non so che cosa scriveva o diceva nel 1942, ma agli inizi degli anni ottanta diceva cose sensate e condivisibili. Gli altri due “signori”, invece, dopo la loro conversione di convenienza ad un’altra fede ideologica, continuano ancora oggi a scrivere in maniera nostalgicamente “comunistoide”. Persino Luciano Violante ci ha ricordato che, fra i tanti che facevano dichiarazioni razzisti in quel periodo, Giorgio Almirante fu l’unico poi a ripudiarli mentre altri zitti zitti cambiavano casacca.


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